venerdì 1 marzo 2019

SHIN GETTER ONE RIOBOT BY SENTINEL


Sentinel torna a deliziarci con un'altra produzione di tutto rispetto. Per la serie Riobot viene scelto un altro mecha famosissimo, lo Shin Getter One! Fin dalle prime foto di presentazione del prototipo, si è potuta notare un’estetica molto accattivante ed anche qualche similitudine costruttiva con il bellissimo Mazinkaiser. Nel Gennaio 2018 viene finalmente lanciato sul mercato il nuovo Shin Getter Riobot, pronto a bissare il successo ottenuto dal suo predecessore.

La confezione del modello è purtroppo immutata. Costituita da un cartoncino sottile con un lato a vetrina che consente di guardare lo Shin ed i suoi accessori. Sul retro troviamo invece un’immagine in primo piano a colori del robot. All’interno due grandi vassoi in plastica contengono il modello e tutti gli accessori della dotazione. La basetta espositiva è ancora una volta priva di un suo alloggiamento, è semplicemente imbustata e libera di vagare all’interno della confezione. Se dovessi dare un voto alla presentazione del prodotto, sarebbe sicuramente un bello zero!

Fortunatamente il modello fa digerire immediatamente l’imbarazzante confezione con cui è arrivato nelle nostre mani. Le dimensioni sono decisamente ottime, raggiunge i 22 centimetri all’estremità delle spalle, risultando decisamente più imponente del precedente Mazinkaiser. Il peso non è elevato (480 grammi con le ali), questo perché la maggior parte del corpo è costruito in plastica, accompagnato da alcune sezioni in metallo. Precisamente ne troviamo in tre punti diversi, nella fascia addominale, nei femori e nei piedi. Dal punto di vista pratico lo Shin Riobot è in grado di replicare pose molto dinamiche, il punto forte della produzione Sentinel sono proprio le articolazioni. Le grandi spalle sono dotate di un ball joint che consente movimenti in ogni direzione. Arretrandole si può notare un pannello sulla schiena che rientra per consentire alla sfera di muoversi liberamente. Gli avambracci ruotano a 360 gradi e si piegano completamente andando a toccare il disco posto appena sotto le spalle. Anche i polsi hanno un minimo d’inclinazione, questo consente alle mani di adattarsi meglio ai posizionamenti con le armi. Tutto il braccio può essere alzato anche lateralmente grazie ad uno snodo posto all’interno della spalla. Anche qui un pannello a scomparsa accompagna il movimento fino al suo fine corsa. Le grandi lame poste sugli avambracci possono muoversi leggermente, questa scelta la reputo molto intelligente. Con questo micro movimento Sentinel ha evitato un’elevata rigidità della parte in questione evitando così spiacevoli rotture.

Sul busto ritroviamo le medesime soluzioni adottate per il Mazinkaiser, abbiamo quindi di fatto due sezioni distinte che compiono movimenti separati. La parte superiore rossa, il petto, ruota e s’inclina liberamente, è realmente dotata di un ampio raggio di movimento. L’addome invece compie esclusivamente inclinazioni avanti/indietro e destra/sinistra. Questa scelta porta con se qualche inestetismo andando a riprodurre pose particolarmente dinamiche. Bisogna anche notare che, una volta montate le ali, il peso aumenta notevolmente e lo snodo interno del pettorale potrebbe accusare qualche cedimento. Per quanto riguarda i movimenti delle gambe, ritroviamo anche qui le analoghe soluzioni apprezzate sul Kaiser. La rotazione sull’asse è possibile da metà coscia in giù. Questo perché la parte iniziale rimane fissa e vincolata all’articolazione delle anche. Se sul Mazinkaiser questa soluzione non provocava brutture estetiche, sullo Shin Getter avviene invece l’esatto contrario. Andando a ruotare la gamba si ottiene la troncatura della linea verde posta proprio al centro della parte bianca. Non è certamente un difetto intendiamoci, ma ammetto che un pochino mi fa storcere il naso vedere la linea spezzata. Spero che in futuro Sentinel applichi una soluzione diversa, peraltro molto semplice, in modo da poter ruotare interamente le gambe. Ottimo come al solito lo snodo del ginocchio, piegandolo, tutta la parte bassa ruota facendo rientrare contemporaneamente all’interno della struttura il pannello posteriore. I piedi contribuisco alla stabilità generale del modello. Le caviglie si piegano molto permettono anche al piede di ruotare su se stesso. Per la replica di pose particolarmente estreme, la punta dei piedi è stata dotata di un apposito snodo che ne consente il piegamento, offrendo in questo modo sempre un appoggio ben saldo a terra.

Entriamo nella diatriba che immancabilmente si presenta quando si analizzano la bontà delle soluzioni adottate dalla casa costruttrice. Tutte le articolazioni presenti sullo Shin Getter Riobot offrono un’ottima resistenza, almeno inizialmente. La totalità dei movimenti è ad attrito e personalmente non la amo moltissimo. A mio modo di vedere questo tipo di articolazioni possono andar bene in alcuni punti, ma non su tutto il corpo del modello. Le anche ad esempio sono un punto cruciale dove grava tutto il peso della parte superiore. Nel caso dello Shin Riobot, ovviamente per l’esperienza fatta con la mia copia, ho riscontrato un piccolo cedimento della resistenza proprio in questo punto! La sensazione è che queste articolazioni possano diventare sempre più lente, andando a compromettere seriamente tutta la stabilità del modello.

Esteticamente questo Shin Getter è impeccabile, il suo design è stato impreziosito con l’inserimento di piccoli particolari, ma essenzialmente è stato mantenuto inalterato. Questo fa si che la rappresentazione Sentinel possa essere esposta anche accanto ai Getter classici prodotti da altre case. Il prodotto è molto curato, è privo di qualsiasi tipo di segno o sbavatura, altro segno distintivo della casa giapponese. Le plastiche usate sono di ottima qualità ed anche la loro verniciatura risulta essere più che perfetta. Anche le parti metalliche godono del medesimo trattamento, ma la loro brillantezza crea uno stacco visivo immediato rispetto al resto. Il linea generale lo Shin, pur rimanendo indiscutibilmente molto bello, non colpisce esteticamente come il Mazinkaiser, questo stacco cromatico fra i materiali, alcuni lucidi ed altri opachi, lo penalizza come impatto visivo generale.

Diamo ora uno sguardo al parco accessori che troviamo nella confezione. La dotazione a corredo dello Shin comprende le ali, quattro coppie di mani, un’asta in metallo, la parte terminale in plastica, la grande tomahawk, la falce, la punta di lancia, una piastra addominale per simulare il Getter Beam ed il classico stand quadrato munito di asta di sostegno con die agganci di dimensioni diverse. Le ali sono da applicare al cupolino, il tutto viene fissato dietro alla schiena del robot tramite innesto a pressione. I movimenti delle ali sono gestiti da due perni che si alzano e si abbassano. Ulteriormente però possono essere ruotate per assumere posizioni differenti in base alla posa dello Shin. La realizzazione delle ali è spettacolare, la parte interna trasparente è blu scuro ed impreziosita con diverse pannellature incise in entrambe le facce. Come già accennato, il peso si fa sentire mettendo un pochino in difficoltà di equilibrio il modello. Le due armi primarie, la tomahawk e la falce, sono state ridisegnate per l’occasione. Possono essere inserite singolarmente o contemporaneamente alle due estremità dell’asta metallica. Da notare che in altezza si raggiungono i 40 cm! La particolarità della tomahawk è quella di potersi separare in due armi singole. Le lame si staccano e diventano due nuove armi a disposizione del nostro Shin Getter. Oltre a questo, possiamo ottenere una sorta di lancia inserendo nell’asta la punta sopracitata nell’elenco accessori. Questo pezzo può anche essere usato per simulare l’uscita della tomahawk dal corpo dello Shin. Rimuovendo una delle calottine poste vicino al collo, possiamo infilare l’accessorio per simulare l’uscita dell’arma. La basetta espositiva offre due soluzioni differenti. Il sostegno viene fissato sulla schiena del modello, un apposito sportellino ne rivela la sede di bloccaggio. Possiamo decidere, usando il pezzo più corto, di esporre a terra il modello, mentre usando quello più lungo, lo si potrà esporre in pose volanti. La scelta di esporre lo Shin sospeso da terra va valutata molto attentamente. Essendo fissato nella parte alta della schiena, tutto il “peso” del corpo viene scaricato verso il basso. Bilanciare bene il tutto con l’asta pieghevole dello stand, risulta fondamentale per non ritrovarsi il modello spiaccicato a terra. Anche qui si ripresenta il problema della tenuta tramite soluzione ad attrito, Sarebbe stato più consono dotare lo stand di un’asta con movimenti a scatto, in modo da poter bloccare saldamente la posizione scelta.

Le realizzazioni Sentinel generano sempre molto hype nell’utenza, le loro produzioni pongono un nuovo punto di arrivo per cura realizzativa e posabilità. Il massiccio impiego di articolazioni ad attrito a lungo andare potrebbe però intaccare nel corso del tempo la bellezza dei modelli proposti dalla casa nipponica. La rappresentazione dello Shin Getter One si attesta comunque su ottimi livelli qualitativi, facendolo diventare la miglior trasposizione modellistica disponibile sul mercato. C’è ancora da lavorare a mio modo di vedere, ma è fuori discussione che, i ragazzi di Sentinel, hanno tutte le doti per saper migliorare e rendere ancor più esaltanti le loro produzioni.