sabato 17 novembre 2018

BANDAI DX SOUL OF CHOGOKIN COMBATTLER V


Esattamente due anni dopo il Great Mazinger, precisa come un orologio svizzero, Bandai lancia sul mercato il terzo modello della serie DX Soul of Chogokin, il famosissimo Combattler V. Il mecha in questione è molto popolare nel paese del sol levante perchè è stato il primo robot componibile comparso in una serie tv. Dopo le tre edizioni nella linea regolare, GX03, GX03B e GX50, ecco dunque arrivare la massima realizzazione dedicata al Combattler V.

La confezione è sempre grande, ma molto meno ingombrante rispetto alle precedenti, soprattutto se paragonata a quella del Great Mazinger. Bandai ha concepito un box con all’interno ben sei confezioni. Cinque ovviamente sono dedicate ai moduli che formano il Combattler, mentre la sesta custodisce le parti che formano la basetta espositiva. Le scatole dei vari mezzi sono numerate e corredate dalle immagini ed il nome della navicella contenuta. Sono anche dotate di una finestra trasparente che consente di guardare il singolo mezzo. In ogni confezione poi sono alloggiati anche diversi accessori e le armi del robot. Nel box più grande, oltre alle parti per allestire lo stand, troviamo anche il piccolo robottino Ropet (Dingo nel doppiaggio italiano) un set con dodici batterie LR41 e due stilo AA. Da segnalare una piccola finezza riguardante la grafica delle confezioni. Se posizionate in un senso comparirà la sagoma delle cinque navicelle, mentre se girate sul lato opposto, apparirà la sagoma del Combattler. Oltre a questo Bandai ha reso omaggio alle vecchie confezioni vintage riportando la dicitura DX Soul of Popynica.

Modulo 1 - BattleJet, diventa la testa del Combattler ed è quasi totalmente in metallo. E’ dotato di carrelli estraibili per essere appoggiato a terra. Premendo la pinna centrale la navicella emette i suoni che danno il via alla sequenza di agganciamento. Il comparto batterie è sapientemente nascosto nella parte sottostante alla navicella. Anche l’interruttore On/Off è sapientemente nascosto all’interno della parte posteriore destra. Bellissimi i dettagli, si distinguono perfettamente gli strumenti della cabina di pilotaggio! Anche il corpo del BattleJet è ricco di pannellature ottimamente realizzate. La navicella è dotata di un proprio armamento. Due piccoli cannoni fuoriescono dalle parti laterali, uno più grande da applicare sopra la cabina di pilotaggio (Magneser Laser) e due lame rotanti (Dos Blesser) da posizionare sempre lateralmente, ma nelle parti bianche posteriori.

Modulo 2 – BattleCrasher, diventa il petto e le braccia del Combattler. Anch’esso è dotato di carrelli per l’appoggio a terra. In metallo abbiamo la pettorina rossa e le parti superiori delle braccia. Anche BattleCrasher è dotato di suoni, il pulsante centrale sul petto da il via all’effetto acustico. Vano batterie e interruttore sono nascosti all’interno. La navicella non è dotata di armi. Come sul Modulo 1 possiamo apprezzare il dettaglio della cabina di comando.

Modulo 3 – BattleTank, diventa il busto ed il bacino del Combattler. E’ dotato di grossi cingoli realmente funzionanti che ne garantiscono un ottimo appoggio a terra. Sono realizzati in gomma morbida proprio come nelle versioni GX. Avrei preferito, per questione di tenuta nel tempo, la soluzione in plastica usata per DrillGao del Gaogaigar. Il BattleTank ha un ottima dotazione armi, probabilmente la migliore del gruppo. Abbiamo le grandi tenaglie (Power Arm) che fuoriescono dal frontale, le catene (Anchor Knuckle) ed il grosso cannone (380 mm Tank Cannon) da agganciare alla parte posteriore. Piccola nota antiestetica è rappresentata dall’enorme vuoto posteriore, sede di aggancio delle gambe. Forse si poteva inserire un pannello di copertura per abbellire un po’ di più questa sezione. Vano batterie sempre all’interno della struttura, mentre l’interruttore di accensione è posto nella parte superiore.

Modulo 4 – BattleMarine, diventa le gambe del Combattler. E’ il modulo più grande della formazione V ed anche il più pesante. E’ costituito in gran parte da metallo, compresi i due carrelli retrattili nascosti all’interno delle ginocchia. Oltre ai due appena citati, ne abbiamo un terzo che fuoriesce nella parte sottostante alla cabina di pilotaggio. Per garantire ancor più stabilità al Battlemarine, Bandai ha inserito nella dotazione un sostegno trasparente in plastica da posizionare all’estremità della navetta. Grazie a questa soluzione il modulo 4 sarà sempre ben stabile e bilanciato. Nessun tipo di armamento è sto inserito per questo mezzo. Il vano batterie è all’interno della gamba sinistra, mentre il pulsante di accensione è collocato sul pannello esterno della medesima. Ho riscontrato grande difficoltà nel posizionare correttamente i due carrelli retrattili delle ginocchia. Bandai ha concepito un sistema a slitta con doppio posizionamento. Sul libretto delle istruzione è chiaramente illustrato il procedimento, ma trovare la sede di fissaggio ha richiesto numerosi tentativi! Abbastanza frustrante come soluzione, ovviamente il tutto si ripete quando bisogna farli rientrare! Unici accessori funzionali sono le due braccia di sostegno per sorreggere il BattleTank. Una volta posizionato il modulo 3, si agganciano le parti terminali alle sedi di fissaggio poste sulle gambe. Sul BattleTank invece bisognerà applicare un altro accessorio in plastica che permetterà un sicuro appoggio, senza graffiare nulla, al BattleMarine.

Modulo 5 – BattleCraft, diventa i piedi del Combattler. Nonostante le dimensioni risulta essere ben dettagliato e con un discreto peso. E’ quasi totalmente in metallo e con ruote funzionanti. Le due parti sono tenute insieme da un aggancio magnetico dalla tenuta non propriamente eccelsa. Fanno bella mostra i dettagli interni delle quattro sezioni dedicate alle cabine comando. Le uniche armi a disposizione sono le due trivelle che fuoriescono frontalmente. E’ l’unico modulo non dotato di vano batterie, i suoni dedicati alla sua fase di aggancio, vengono riprodotti dal BattleMarine.

In questa edizione DX del Combattler V, Bandai ha deciso di concedere all’utente anche la possibilità di esporre i cinque moduli separati. La grande base in dotazione è corredata da una serie di appositi sostegni dedicati ad ogni singola navetta. Una volta posizionati, vi posso garantire che il risultato visivo è di grande impatto e vi porrà davanti all’amletico dubbio su come esporre il modello. Personalmente ho apprezzato moltissimo questa possibilità, difatti per diverse settimane ho lasciato esposta in vetrina la formazione V sulla basetta espositiva.

Molto apprezzata anche la presenza del robottino Ropet che, oltre alla presenza scenica, darà il via alla sequenza BGM della fase di agganciamento. Il piccolo mecha è ottimamente realizzato, presenta molti dettagli ben visibili uniti alla possibilità di movimento per testa e braccia.

Combine ok! Combine ok!  Let’s Combine! Inizia il divertimento, comincia la sequenza di aggancio del Combattler V! La procedura di agganciamento delle navette è molto semplice e sostanzialmente invariata rispetto a quella vista sui due GX. Le differenze risiedono in alcuni passaggi dove Bandai, dato lo spazio a disposizione, ha progettato soluzioni differenti e più efficaci. Anche se molto intuitiva, io consiglio assolutamente sempre di seguire le istruzioni del libretto contenuto nella confezione. Vediamo passo passo la sequenza di aggancio, corredata ovviamente dagli effetti sonori appositamente ricreati. Si preme il tasto 1 sulla basetta per avviare la musichetta, si spinge Ropet all’interno dell’apposita sede dove partirà la frase Combine Ok Combine Ok. Successivamente premendo il tasto 2, partirà la frase Let’s Combine! E’ ora di agire sulla navetta BattleJet, si preme la pinna centrale per far cominciare la BGM dedicata. Sul BattleCrasher ecco la prima innovazione, i motori e i carrelli rientrano all’interno della spalla ruotando la loro posizione. Successivamente si ribalta all’indietro la pettorina rossa con la cabina di pilotaggio. Fatti questi passaggi si preme nuovamente il tasto sulla navicella 1 e si effettua l’aggancio. Una volta fissata al BattleCrasher il suono cambia per sottolineare l’avvenuta connessione. E’ il turno del BattleTank, si preme il tasto per far cominciare l’apposito effetto sonoro, dopodichè si procede al ribaltamento dei cingoli. Ecco la seconda grande modifica apportata da Bandai ad una delle parti più problematiche del modello. Niente più parti che si staccano, ma un all in one perfettamente realizzato. Grazie a quattro braccetti telescopici i cingoli ruotano e si ribaltano alla perfezione, rimanendo ben saldi alla struttura. Una volta posizionato il tutto si procede all’aggancio che, come per il modulo 1, viene accompagnato da un apposito suono. Ecco arrivare il turno del BattleMarine. Si piegano leggermente verso il basso le ali rosse e si spingono verso l’interno le gambe. Sul BattleTank si preme nuovamente il tasto per far cominciare un nuovo effetto sonoro che, dopo l’avvenuto inserimento del modulo 4, cambierà come in precedenza. Passiamo ora al BattleCraft cominciando con la separazione delle due parti. Si preme il pulsante posto all’interno della gamba sinistra sul BattleMarine per avviare anche qui la BGM dedicata. Solo dopo l’aggancio del secondo piede parte l’ultimo effetto sonoro. La sagoma del nostro Combattler è ormai ben definita, rimangono da completare gli ultimi passaggi. Si piegano e si fanno rientrare le alette gialle all’interno della spalla. Successivamente si passa a quelle rosse ai lati delle gambe. Qui pregevolissimo il sistema a scomparsa creato dai progettisti. Un piccolo sportello consente di far rientrare le ali dentro alle gambe, i passaggi sono da seguire molto attentamente, dato che bisogna rispettare esattamente le posizioni per poter eseguire tutta la manovra. Ci siamo quasi, via alla scomparsa delle pinne gialle situate nella parte bassa delle gambe, basta premere in avanti e spingerle verso il basso. Nella parte alta è ora di piegare le braccia verso il basso, una volta in posizione e spingendo in alto, compaiono le mani che sono all’interno della cavità. I cingoli si chiudono contro la schiena, la mascherina si abbassa rivelando il volto del mecha e, come ultimo atto, si tira verso l’alto la testa. Il Combattler V è pronto per essere posizionato sul grande display stand. Quest’ultima operazione ci permette di ascoltare l’effetto acustico che chiude la sequenza di agganciamento. Sulla basetta ci sono due quadrati leggermente in rilievo che, una volta premuti dal peso del modello, fanno partire la frase Com-Battler V! Premendo poi il pulsante dietro la schiena si accendono gli occhi e la grande V sulla testa del robot.

Il Combattler V si mostra finalmente in tutta la sua bellezza ed imponenza. Le dimensioni sono davvero ragguardevoli rispetto ai due DX precedenti. Il Robot raggiunge i 35,5 cm di altezza per un peso di ben 1,6 Kg. Tecnicamente Bandai non ha compiuto nessun passo in avanti rispetto all’ultima controparte GX, ha semplicemente limato quelli che erano i difetti più marcati del GX50. D'altronde è ben specificata nella descrizione del libretto illustrativo la volontà di migliorare la versione Soul of Chogokin precedente. Una delle caratteristiche che hanno contraddistinto questa serie, è la presenza dei pannelli removibili per mettere in mostra i meccanismi interni. Il DX Combattler però non porta con se questa soluzione, probabilmente a causa della trasformazione non si è potuto realizzare l’interno a vista come sul Mazinger Z ed il Great Mazinger. Bandai si è concentrata particolarmente, come abbiamo visto nei passaggi precedenti, sui suoni per spettacolarizzare di più il modello. Ne sono stati inseriti, come precisa la stessa casa nipponica, ben 15 con l’aggiunta di 3 canzoni tratte dalla serie tv. A livello di mobilità il Combattler DX svolge il compitino in modo molto semplice. Gli snodi inseriti sono a scatto, tranne per i movimenti delle spalle, dove si è optato per quello a frizione. Questa scelta mi ha un tantino fatto storcere il naso perché le braccia sono abbastanza pesanti, nel tempo questa soluzione, soprattutto in un punto cardine come questo, potrebbe generare problemi di tenuta. In generale comunque ottima la possibilità dei movimenti della braccia che possono essere posizionate in molti modi differenti. Le gambe purtroppo non compiono grandi escursioni, l’aggancio all’interno del bacino ne limita molto la mobilità. Bandai ha concesso però una piccola via di fuga, diciamo così, permettendo all’intera gamba di ruotare leggermente sul proprio asse. Le ginocchia invece hanno un ampia possibilità di movimento, ma che viene praticamente resa inutile dal limite appena descritto poche righe sopra. Ottime invece le caviglie, possono ruotare completamente ed essere inclinate molto per concedere un’ottima stabilità al gigante DX. IL Combattler può compiere anche un piccola trasformazione chiamata GranDasher, un assetto che funge da ariete di sfondamento introdotto dagli sviluppatori sul finire della serie tv. In questa configurazione è possibile anche agganciare il cannone 380 mm Tank Cannon.

La verniciatura è fantastica, colori molto brillanti e ben stesi su tutte le superfici. Personalmente non noto lo stacco di tonalità fra le parti metalliche e quelle in plastica. Tanta perfezione però viene macchiata da un orrendo segno di stacco dai telai di produzione, lasciato clamorosamente in bella vista sul lato interno della gamba sinistra! Impossibile non notare quel punto senza verniciatura sul pannello blu!

La dotazione accessori fornisce la maggior parte delle armi che usa il Combattler nella serie tv. Nelle varie confezioni troviamo anche quattro coppie di mani. Pugni chiusi, mani aperte, mani per impugnare le lance e quelle per gli yoyo elettromagnetici. Le armi inserite sono le seguenti; Chodenji YoYo – Atomic Burner (lanciafiamme grande) – Atomic Burner (lanciafiamme x2) – Chodenji Spin (vite elettromagnetica) – Big Blast (missile) – Chodenji Crane (maglio ad alto voltaggio) – Battle Garegga ( tenaglia) – Twin Lancer (Lance gemelle). Purtroppo Bandai non ha replicato la medesima dotazione vista nel GX50, francamente non capisco il motivo di questa decisione. Sarebbe stato molto bello avere anche per questa edizione DX, quindi il top della serie, gli effetti per simulare il lancio degli YoYo e quello per il Super Chodenji YoYo, che proprio manca nella confezione. Altre due mancanze da registrare sono per i Cutter Kik (le lame da applicare alle gambe) ed il Big Blast Divider, il secondo missile di cui è invece dotato il GX50. Bandai ha inoltre inserito alcune frasi inerenti all’uso delle armi. Le varie combinazioni per ascoltarle si realizzano premendo le tre righe rosse sul pettorale destro in combinazione con il tasto centrale posto sopra la cabina di comando.

Anche il terzo DX Soul of Chogokin va in archivio lasciandomi sensazioni molto positive. Le notevoli dimensioni e la grande cura usata per la sua realizzazione, promuovono ampiamente la produzione Bandai. Qualche piccola pecca c’è, ma tutto sommato nulla di veramente deficitario per il giudizio finale. Il Combattler V DX può essere considerato l’apice realizzativo definitivo dedicato a questo robot che, per com’è concepito, difficilmente credo sia possibile migliorarne la realizzazione. Il vero grande rammarico è per la mancanza nel parco accessori proprio di quelle armi che hanno tanto esaltato l’edizione GX50. Bandai ha dichiarato la volontà di realizzare un DX ogni due anni ed il prossimo 2019 probabilmente sarà quello che darà alla luce la nuova produzione…..forse quella che tutti stanno più aspettando…..