Sentinel torna a deliziarci con un'altra produzione di tutto
rispetto. Per la serie Riobot viene scelto un altro mecha famosissimo, lo Shin
Getter One! Fin dalle prime foto di presentazione del prototipo, si è potuta
notare un’estetica molto accattivante ed anche qualche similitudine costruttiva
con il bellissimo Mazinkaiser. Nel Gennaio 2018 viene finalmente lanciato sul
mercato il nuovo Shin Getter Riobot, pronto a bissare il successo ottenuto dal
suo predecessore.
La confezione del modello è purtroppo immutata. Costituita da
un cartoncino sottile con un lato a vetrina che consente di guardare lo Shin ed
i suoi accessori. Sul retro troviamo invece un’immagine in primo piano a colori
del robot. All’interno due grandi vassoi in plastica contengono il modello e
tutti gli accessori della dotazione. La basetta espositiva è ancora una volta
priva di un suo alloggiamento, è semplicemente imbustata e libera di vagare
all’interno della confezione. Se dovessi dare un voto alla presentazione del
prodotto, sarebbe sicuramente un bello zero!
Fortunatamente il modello fa digerire immediatamente
l’imbarazzante confezione con cui è arrivato nelle nostre mani. Le dimensioni
sono decisamente ottime, raggiunge i 22 centimetri all’estremità delle spalle,
risultando decisamente più imponente del precedente Mazinkaiser. Il peso non è
elevato (480 grammi con le ali), questo perché la maggior parte del corpo è
costruito in plastica, accompagnato da alcune sezioni in metallo. Precisamente
ne troviamo in tre punti diversi, nella fascia addominale, nei femori e nei
piedi. Dal punto di vista pratico lo Shin Riobot è in grado di replicare pose
molto dinamiche, il punto forte della produzione Sentinel sono proprio le
articolazioni. Le grandi spalle sono dotate di un ball joint che consente
movimenti in ogni direzione. Arretrandole si può notare un pannello sulla
schiena che rientra per consentire alla sfera di muoversi liberamente. Gli
avambracci ruotano a 360 gradi e si piegano completamente andando a toccare il
disco posto appena sotto le spalle. Anche i polsi hanno un minimo
d’inclinazione, questo consente alle mani di adattarsi meglio ai posizionamenti
con le armi. Tutto il braccio può essere alzato anche lateralmente grazie ad
uno snodo posto all’interno della spalla. Anche qui un pannello a scomparsa
accompagna il movimento fino al suo fine corsa. Le grandi lame poste sugli
avambracci possono muoversi leggermente, questa scelta la reputo molto
intelligente. Con questo micro movimento Sentinel ha evitato un’elevata
rigidità della parte in questione evitando così spiacevoli rotture.
Sul busto ritroviamo le medesime soluzioni adottate per il
Mazinkaiser, abbiamo quindi di fatto due sezioni distinte che compiono
movimenti separati. La parte superiore rossa, il petto, ruota e s’inclina liberamente,
è realmente dotata di un ampio raggio di movimento. L’addome invece compie
esclusivamente inclinazioni avanti/indietro e destra/sinistra. Questa scelta
porta con se qualche inestetismo andando a riprodurre pose particolarmente
dinamiche. Bisogna anche notare che, una volta montate le ali, il peso aumenta
notevolmente e lo snodo interno del pettorale potrebbe accusare qualche
cedimento. Per quanto riguarda i movimenti delle gambe, ritroviamo anche qui le
analoghe soluzioni apprezzate sul Kaiser. La rotazione sull’asse è possibile da
metà coscia in giù. Questo perché la parte iniziale rimane fissa e vincolata
all’articolazione delle anche. Se sul Mazinkaiser questa soluzione non
provocava brutture estetiche, sullo Shin Getter avviene invece l’esatto
contrario. Andando a ruotare la gamba si ottiene la troncatura della linea
verde posta proprio al centro della parte bianca. Non è certamente un difetto
intendiamoci, ma ammetto che un pochino mi fa storcere il naso vedere la linea
spezzata. Spero che in futuro Sentinel applichi una soluzione diversa, peraltro
molto semplice, in modo da poter ruotare interamente le gambe. Ottimo come al
solito lo snodo del ginocchio, piegandolo, tutta la parte bassa ruota facendo
rientrare contemporaneamente all’interno della struttura il pannello
posteriore. I piedi contribuisco alla stabilità generale del modello. Le
caviglie si piegano molto permettono anche al piede di ruotare su se stesso.
Per la replica di pose particolarmente estreme, la punta dei piedi è stata
dotata di un apposito snodo che ne consente il piegamento, offrendo in questo
modo sempre un appoggio ben saldo a terra.
Entriamo nella diatriba che immancabilmente si presenta
quando si analizzano la bontà delle soluzioni adottate dalla casa costruttrice.
Tutte le articolazioni presenti sullo Shin Getter Riobot offrono un’ottima
resistenza, almeno inizialmente. La totalità dei movimenti è ad attrito e
personalmente non la amo moltissimo. A mio modo di vedere questo tipo di
articolazioni possono andar bene in alcuni punti, ma non su tutto il corpo del
modello. Le anche ad esempio sono un punto cruciale dove grava tutto il peso
della parte superiore. Nel caso dello Shin Riobot, ovviamente per l’esperienza
fatta con la mia copia, ho riscontrato un piccolo cedimento della resistenza
proprio in questo punto! La sensazione è che queste articolazioni possano
diventare sempre più lente, andando a compromettere seriamente tutta la
stabilità del modello.
Esteticamente questo Shin Getter è impeccabile, il suo design
è stato impreziosito con l’inserimento di piccoli particolari, ma
essenzialmente è stato mantenuto inalterato. Questo fa si che la
rappresentazione Sentinel possa essere esposta anche accanto ai Getter classici
prodotti da altre case. Il prodotto è molto curato, è privo di qualsiasi tipo
di segno o sbavatura, altro segno distintivo della casa giapponese. Le
plastiche usate sono di ottima qualità ed anche la loro verniciatura risulta
essere più che perfetta. Anche le parti metalliche godono del medesimo
trattamento, ma la loro brillantezza crea uno stacco visivo immediato rispetto
al resto. Il linea generale lo Shin, pur rimanendo indiscutibilmente molto
bello, non colpisce esteticamente come il Mazinkaiser, questo stacco cromatico
fra i materiali, alcuni lucidi ed altri opachi, lo penalizza come impatto
visivo generale.
Diamo ora uno sguardo al parco accessori che troviamo nella
confezione. La dotazione a corredo dello Shin comprende le ali, quattro coppie
di mani, un’asta in metallo, la parte terminale in plastica, la grande tomahawk,
la falce, la punta di lancia, una piastra addominale per simulare il Getter
Beam ed il classico stand quadrato munito di asta di sostegno con die agganci
di dimensioni diverse. Le ali sono da applicare al cupolino, il tutto viene
fissato dietro alla schiena del robot tramite innesto a pressione. I movimenti
delle ali sono gestiti da due perni che si alzano e si abbassano. Ulteriormente
però possono essere ruotate per assumere posizioni differenti in base alla posa
dello Shin. La realizzazione delle ali è spettacolare, la parte interna
trasparente è blu scuro ed impreziosita con diverse pannellature incise in
entrambe le facce. Come già accennato, il peso si fa sentire mettendo un
pochino in difficoltà di equilibrio il modello. Le due armi primarie, la
tomahawk e la falce, sono state ridisegnate per l’occasione. Possono essere
inserite singolarmente o contemporaneamente alle due estremità dell’asta
metallica. Da notare che in altezza si raggiungono i 40 cm! La particolarità
della tomahawk è quella di potersi separare in due armi singole. Le lame si
staccano e diventano due nuove armi a disposizione del nostro Shin Getter.
Oltre a questo, possiamo ottenere una sorta di lancia inserendo nell’asta la
punta sopracitata nell’elenco accessori. Questo pezzo può anche essere usato
per simulare l’uscita della tomahawk dal corpo dello Shin. Rimuovendo una delle
calottine poste vicino al collo, possiamo infilare l’accessorio per simulare
l’uscita dell’arma. La basetta espositiva offre due soluzioni differenti. Il
sostegno viene fissato sulla schiena del modello, un apposito sportellino ne
rivela la sede di bloccaggio. Possiamo decidere, usando il pezzo più corto, di
esporre a terra il modello, mentre usando quello più lungo, lo si potrà esporre
in pose volanti. La scelta di esporre lo Shin sospeso da terra va valutata
molto attentamente. Essendo fissato nella parte alta della schiena, tutto il
“peso” del corpo viene scaricato verso il basso. Bilanciare bene il tutto con
l’asta pieghevole dello stand, risulta fondamentale per non ritrovarsi il
modello spiaccicato a terra. Anche qui si ripresenta il problema della tenuta
tramite soluzione ad attrito, Sarebbe stato più consono dotare lo stand di
un’asta con movimenti a scatto, in modo da poter bloccare saldamente la
posizione scelta.
Le realizzazioni Sentinel generano sempre molto hype
nell’utenza, le loro produzioni pongono un nuovo punto di arrivo per cura
realizzativa e posabilità. Il massiccio impiego di articolazioni ad attrito a
lungo andare potrebbe però intaccare nel corso del tempo la bellezza dei
modelli proposti dalla casa nipponica. La rappresentazione dello Shin Getter
One si attesta comunque su ottimi livelli qualitativi, facendolo diventare la
miglior trasposizione modellistica disponibile sul mercato. C’è ancora da
lavorare a mio modo di vedere, ma è fuori discussione che, i ragazzi di
Sentinel, hanno tutte le doti per saper migliorare e rendere ancor più
esaltanti le loro produzioni.