Lucca Comics&Games 2013, è questa la sede scelta da
Bandai per annunciare al grande pubblico di appassionati italiani il nuovo prodotto
della linea Soul of Chogokin, il Tryder G7! Quello che viene mostrato alla
fiera è praticamente il modello definitivo, colorato ed esposto insieme a quasi
tutti gli accessori che andranno a formare il contenuto della confezione finale.
Nel giro di pochi minuti le foto cominciano a circolare sul web generando
chiaramente l’euforia di tutti quei bambini adulti che sono cresciuti con il
ricordo della serie tv, me compreso ovviamente! L’attesa ora è finita, il
Tryder G7 è uscito in Giappone il 28 Giugno e chi, come il sottoscritto, non ha
saputo aspettare l’importazione ufficiale di Cosmic Group, è già in possesso di
una copia del nuovo GX66.
La confezione non è piccola, con i suoi 44 x 30 cm e 17 di
spessore fa intuire benissimo quali siano le dimensioni del suo contenuto. Come
sempre azzeccatissimo l’art work frontale che vede il Tryder far bella mostra
di se accanto alle varie trasformazioni ottenibili. La parte posteriore è una
bellissima vetrina fotografica che mostra tutte le evoluzioni del modello e
tramite pose dinamiche, alcune davvero molto belle, l’uso dei vari accessori.
All’interno due box, uno in polistirolo contenente il Tryder, lo Shuttle, il
modulo cingolato e le ali, mentre nel secondo in plastica trasparente sono
racchiuse le armi, 3 coppie di mani, la seconda testa trasformabile, lo stand
espositivo ed una piccola scatoletta con all’interno minuscoli accessori, alcuni
da combinare con particolari armi ed alcuni da usare direttamente sul Tryder.
Non può mancare ovviamente il classico libretto illustrativo che mostra i vari
passaggi delle trasformazioni e l’esatto impiego di ogni singolo accessorio ed
armamento.
Sollevando la copertura in cartone del box in polistirolo si
rimane decisamente a bocca aperta, si può solo ammirare il Tryder G7 insieme
all’enorme navetta Shuttle in religioso silenzio! Qui però è doveroso segnalare
un problema riguardante i blocchi in polistirolo interni, più precisamente
quello che appoggia sul petto del modello. Bandai stranamente non ha inserito,
come spesso ha fatto in passato, il classico sacchetto protettivo, ma ha
solamente avvolto con del nastro trasparente la barra in polistirolo. A causa
delle sollecitazioni dovute al trasporto, numerose copie son arrivate con il
fregio pettorale rovinato e proprio a causa dello sfregamento con la barra
protettiva. Nota questa davvero negativa perché sarebbe bastato davvero poco
per evitare questo fastidioso problema, consiglio quindi a tutti i futuri
acquirenti di controllare bene il modello prima di ritirarlo in negozio. Subito
i dati relativi alle dimensioni ed ai pesi dei tre corpi principali della
produzione Bandai, il Tryder è alto 24 cm per un peso di 767 grammi. Lo Shuttle
misura 20,5 cm in lunghezza per 14,5 di larghezza ed ha un peso a vuoto di 370
grammi. Nel vano interno la navetta può accogliere il modulo cingolato che
serve ad ottenere la trasformazione in carro armato del Tryder, le sue misure sono
di 13 cm per 10,5 di larghezza con un peso di 150 grammi. Il modello trasmette
un’ottima sensazione di pesantezza dovuta alle parti in metallo che sono
distribuite sul corpo. Il busto, gli stinchi, i piedi, il telaio centrale e le
articolazioni di braccia e gambe sono realizzati in zama, mentre il resto della
struttura è in plastica. La verniciatura non presenta nessun tipo
d’imperfezione, anche sulle parti in plastica del robot non ho rilevato nessun
segno di stacco dalle sprue e questa senza dubbio è cosa molto molto gradita.
Tecnicamente il Tryder è realizzato in modo impeccabile, può compiere molto
semplicemente tutte le sette trasformazioni che si vedono nella serie animata.
Onestamente quelli compiuti dalla testa non sono veri e propri cambiamenti di
forma, ma più semplicemente piccole varianti ottenibili grazie alla diversa
posizione di alcune parti mobili. La prima trasformazione è quella in astronave
chiamata Tryder Cosmic (28 cm), il
fregio con l’aquila si alza per permettere al busto di separarsi in due parti e
ruotare. Successivamente le braccia vengono posizionate nel senso opposto, le
ali si abbassano mentre il bacino viene fatto salire verso l’alto. Ultima fase
è l’unione delle gambe ed il ribaltamento dei piedi, tramite l’utilizzo di due
perni ad incastro presenti nell’interno della gamba (retrattile) e del piede
sinistro (fisso), si ottiene il bloccaggio delle parti. Una volta in posizione
si alzano gli alettoni gialli nascosti all’interno dei piedi. Per completare la
Tryder Cosmic si fanno rientrare i pugni e si applicano le due coperture che
simulano i reattori, mentre dal retro delle gambe e dal bacino fuoriescono i
carrelli di sostegno in metallo che sorreggono perfettamente il modello. Bandai
ha inserito nella confezione anche un piccolo sostegno ad U per garantire ancor
più stabilità alla versione astronave. La seconda trasformazione è la Tryder Eagle (24 cm), si realizza
semplicemente ribaltando le gambe nel senso opposto andando poi a bloccarle
tramite gli appositi fermi concepiti sul corpo centrale. La teta si stacca ed
entra in scena quella trasformabile che si aggancia all’estremità del bacino mediante l’apertura
di un piccolo sportello. Anche per questa versione Eagle Bandai ha previsto dei
carrelli di sostegno che vengono estratti direttamente dal frontale delle
gambe, mentre per la parte anteriore della configurazione si usa quello posto
all’interno del bacino. Terza trasformazione, chiamata Tryder Beagle (24 cm), è il carro armato ottenibile grazie
all’agganciamento del robot al modulo cingolato. Per realizzare questa
configurazione si riporta il Tryder in versione normale, si fa ruotare il
bacino portando le gambe in estensione con i piedi completamente abbassati.
Fatto questo si procede all’aggancio con i cingoli che avviene molto
semplicemente tramite gli appositi vani di fissaggio che si trovano nel lato
interno dei femori. Ultimo passaggio è riservato all’estensione della braccia
in avanti ed all’inserimento delle apposite mani con le dita dritte. Ovviamente
i cingoli rotolano veramente ed il Tryder può ruotare a 360 gradi grazie alla
base girevole a cui è agganciato. Tryder
Fortress è la quarta configurazione, si realizza agganciando la versione
astronave alla navetta Shuttle, in questa versione il GX66 raggiunge la
ragguardevole misura di ben 44 cm di lunghezza! L’unione avviene in modo fedele
a ciò che si vede nella serie tv, Bandai non ha trascurato nulla e per rendere
il più stabile possibile l’unione dei due moduli ha previsto il bloccaggio
grazie a due perni (ruotabili) che vanno ad incastrarsi nelle fessure presenti
accanto alle spalle del Tryder. Passiamo ora alle tre varianti riservate alla
testa, come detto all’inizio è presente nella confezione una versione
trasformabile con addirittura un’espressione facciale diversa. Questa
mascherina è intercambiabile con quella già presente sul Tryder in modo da
poter giocare con due espressioni diverse. La trasformazione avviene ribaltando
il volto e facendo scorrere il vetrino protettivo in avanti. Fatto questo
semplice passaggio non resta che
allungare la punta della testa ed il gioco è fatto. Abbiamo ottenuto la
versione chiamata Hawk. La seconda
configurazione, chiamata Mobile, si
ottiene semplicemente chiudendo la punta aperta in precedenza e piegando verso
l’altro le parti laterali grigie. Fatto ciò si aprono i piccoli carrelli posti
nella parte sottostante. L’ultima versione è la Marine, si fanno rientrare i carrelli aperti in precedenza per la
Mobile e si posizionano quelli presenti sopra le grandi corna grigie ed
estraendo quello sotto al volto. Per completare il tutto si fanno ruotare le
piccole corna gialle all’indietro, tutto molto semplice direi, nessun pezzo da
attaccare o staccare per ottenere le tre versioni, un piccolo capolavoro.
Ad una prima occhiata il nostro Tryder G7 sembra avere poca
mobilità, ma analizzando più approfonditamente il modello ci si accorge con
molto piacere dell’esatto contrario, ma procediamo con ordine. Le due teste,
pur essendo esteticamente simili, hanno mobilità diverse. Quella normale ha
un’escursione del collo più ampia potendo contare su di un doppio snodo che le
consente d’inclinarsi e piegarsi in modo più accentuato. Quella trasformabile
invece risulta essere più statica dovendo pagare inevitabilmente il dazio
dovuto all’ingombro dei congegni interni che le consentono la trasformazione.
Le braccia ruotano a 360 gradi e salgono lateralmente raggiungendo
un’angolazione di 90. L’avambraccio si ripiega su se stesso quasi completamente
e può ruotare grazie ad un perno posto immediatamente sotto alla spalla.
Interessante novità introdotta da Bandai è il piccolo sportello apribile per
gestire con più facilità l’estrazione delle mani retrattili, aprendolo si può
far scorrere molto più semplicemente il pannello interno a cui è fissata la
mano con le dita mobili. Anche se esteticamente forse non è il massimo,
l’impiego di questa nuova soluzione si rivela davvero molto utile rendendo
molto più semplice l’operazione di estrazione che molto spesso, su modelli
precedenti, risulta essere davvero scomoda e fastidiosa. L’applicazione dei
vari set di mani avviene montando l’apposito pannello con la sfera di aggancio
che offre altresì un’ottima escursione
dei polsi. L’apertura delle gambe è gestita da uno snodo completamente in
metallo molto simile a quello usato alle anche del GX53 Daitarn 3, l’estrazione
consente una più ampia divaricazione dell’arto che, oltre a questo movimento,
ha la possibilità di ruotare sul proprio asse consentendo una migliore
stabilità in base alla posa scelta. Se la fase di apertura risulta essere più
che soddisfacente, così non si può dire per quella di avanzamento frontale che,
esattamente come nel GX53, risulta essere limitata. Nel GX66 però si può
ovviare a questo problema facendo ruotare le due parti del bacino che
consentono alle gambe di essere sollevate abbondantemente. Questo escabotage
però lascia un vuoto antiestetico dovuto all’abbassamento delle parti
sopracitate, questo perché pur essendo separato in due parti distinte, il
bacino nella fase di movimento è gestito da un unico perno. L’articolazione
delle ginocchia permette di piegare quasi totalmente gli stinchi verso i
femori, mentre le caviglie sono gestite da un sistema simile a quello già visto
sullo Zambot Ace o, in modo un po’ differente, sul GX59 Daltanious. Il piede
scorre e s’inclina all’interno della struttura terminale della gamba lasciando
inesorabilmente un vuoto nel mezzo. Questa soluzione risulta essere però più
funzionale e d’impatto estetico meno rilevante a ciò che si potrebbe pensare,
andando a paragonare il GX66 con il GX59, si può notare come visivamente questa
parte del Daltanious risulti essere esteticamente meno riuscita. Faccio notare
che tutte le articolazioni principali sul modello sono a scatto, cosa che
garantisce una stabilità superiore nel protrarsi del tempo.
Le armi presenti nella confezione sono tutte quelle che
compaiono nelle serie televisiva, ad essere pignoli manca un gadget che simuli l’attacco
finale Aquila di Tryder, presente peraltro in una delle vecchie edizioni anni
80 del modello. A nostra disposizione quindi abbiamo l’intero arsenale da poter
esporre in base alla nostra fantasia…..Dardo di Tryder con lame mobili per
simularne l’apertura….. Cannone a raggi polarizzanti con la possibilità di
essere agganciato al fianco del modello….. Catena di Tryder con parti uncinate
realmente apribili….. Lame di Tryder posizionabili tramite perni di fissaggio
alle apposite mani aperte, sui fianchi e sull’estremità del laccio….. Spade di
Tryder con estremità dell’elsa ripiegabile….. Frusta e Laccio combinabili fra
loro tramite apposito perno di aggancio, il laccio ha un cavo metallico
pieghevole per simularne il movimento….. Anche in questo caso Bandai non lascia
nulla al caso e realizza sulle gambe del Tryder G7 i vani apribili per simulare
l’uscita di alcune armi, possiamo per esempio riporre la testa del Dardo o
l’impugnatura delle Spade.
Oltre alla riproduzione del Tryder abbiamo a disposizione
anche la navetta Shuttle che accompagna i viaggi di Watta e che ospita tutto il
suo staff. Come già scritto all’inizio dell’articolo, le dimensioni della
navetta sono decisamente grandi e la sua esposizione implica la disposizione ad
avere un certo spazio. Bandai replica molto fedelmente l’estetica del mezzo
riproducendo perfettamente ogni singolo dettaglio, sia esterno che interno. Lo
Shuttle è dotato di parti mobili laterali che si aprono per mostrare i lancia
missili, di supporti estraibili per la fase di atterraggio, la rampa di salita
e discesa equipaggio e addirittura del cupolino posteriore apribile che può
accogliere il fregio pettorale del Tryder. Parte clou della realizzazione sono
i vani di aggancio anteriore e quello posteriore, sede del modulo cingolato.
Per la fase di aggancio al Tryder Cosmic si spinge all’interno il pannello
frontale con bloccaggio a molla e si estrae la guida blu dove scorrerà la testa
del modello, successivamente dalla parte alta frontale, si fanno ruotare i due
perni di aggancio che hanno il compito di garantire il blocco ad aggancio
avvenuto. Il vano posteriore si apre tramite l’apertura del pannello centrale,
per permettere la discesa dei cingoli ci sono due vere rampe estraibili che,
una volta in posizione, consentono l’estrazione o l’immissione del modulo
proprio come avviene nel cartone animato. Tutta la struttura è ovviamente
realizzata in plastica, la colorazione è impeccabile e priva di qualsiasi
imperfezione, le varie parti mobili sono gestite da perni con movimento ad
atrito mentre per i carrelli estraibili abbiamo una soluzione a scatto. Quello
che ai più potrà sembrare un inutile ed ingombrante gadget da riporre in
scatola, si rivelerà invece come pezzo forte per l’esposizione! Bandai ha
dimostrato una cura realizzativa ineccepibile valorizzando con numerosi
dettagli la navetta Shuttle.
Ultima sorpresa è riservata dal piccolo stand espositivo
adibito esclusivamente all’esposizione delle armi ed accessori. Nella parte
frontale si può esporre la testa trasformabile o quella normale, a seconda
della scelta effettuata. Per rendere omaggio alla serie animata Bandai ha
realizzato l’apertura dei pannelli intorno alla testa proprio come nel parco
giochi all’uscita del Tryder, cosa che sicuramente fa felici tutti noi nostalgici
appassionati. All’interno di questo piccolo vano lo spazio è adibito all’
inserimento dei pannelli supporto mani e di quello motori posteriori.
Il lancio del GX66 è stato accompagnato da quello di un nuovo
display stand venduto separatamente, chiamato Stage Act Chogokin. Bandai ha prodotto
questa nuova basetta opzionale per personalizzare l’esposizione dei prodotti
della serie Soul of Chogokin, Metal Build e Super Robot Chogokin. Le dimensioni
sono notevoli, la base ha un ingombro di 18,5 x 16,5 cm mentre in altezza si
raggiungono complessivamente i 30 cm, 26 togliendo i 4 cm della base di
appoggio. Oltre ai vari modelli si possono esporre gli accessori che si hanno
in dotazione, tramite l’uso di appositi ganci inclusi nella confezione,
possiamo disporre a piacimento ogni tipo di arma o parte opzionale. Nascosto da
un pannello removibile, troviamo anche un vano secondario dove poter riporre
set di mani e oggetti più piccoli in modo da non essere persi. Questo nuovo
stand può essere agganciato a più copie tramite la rimozione dei pannelli
laterali della base che ruotati e riposizionati rivelano le sedi di fissaggio
per lo stand successivo.
Il Tryder G7 Soul of Chogokin ha dimostrato ancora una volta
la strapotenza tecnico/realizzativa di Bandai, la casa nipponica ha concepito
in maniera impeccabile sotto ogni punto di vista uno dei GX forse più attesi di
sempre dal popolo degli appassionati robotici. Dalle proporzioni fino ad
arrivare al più piccolo dettaglio della progettazione, questo prodotto si attesta
come una delle migliori produzioni Soul of Chogokin dell’intera serie! I M P R
E S C I N D I B I L E per ogni collezionista ed appassionato di Robot
giapponesi, il Tryder G7 Bandai soddisferà anche i più esigenti spingendo
probabilmente i più incalliti
all’acquisto di più copie per esporre le configurazioni principali. Bandai ha
vinto una sfida sicuramente non semplice, tante trasformazioni da gestire
mantenendo fedeltà estetica e posabilità…..giù il cappello signori davanti alla
migliore casa di produzione del settore.