Nel corso degli anni la
saga di Getter Robot si è dimostrata un grande serbatoio dal quale attingere
per realizzare modelli da collezione e giocattoli di vario genere, diverse case
di produzione hanno realizzato svariati prodotti, e addirittura, basato quasi
completamente le loro line up. Aoshima è stata senza dubbio la più prolifica
realizzando svariati gokin dedicati alle varie serie Getter Robot, ma anche la
grande Bandai, soprattutto nella serie Soul of Chogokin, ha prodotto alcune
bellissime rappresentazioni dei mecha creati da Ken Ishikawa. Non possiamo non
citare Fewture che con le reinterpretazioni di Taku Sato dedicate a Getter
Robot, ha gettato le basi della fortunata serie Ex Gokin che tutti ben
conosciamo. Nel 2013 l’azienda Sentinel, nota più che altro per ottime
produzioni di action figure, annuncia due gokin tratti dalla serie The Last Day,
il Black Getter ed il Getter One. I prototipi mostrati mettono in risalto
un’alta percentuale di metallo e soprattutto una forma tarchiata e tondeggiante,
tipica della serie a cui si ispirano. Le foto successivamente pubblicate, con i
modelli colorati, fanno presagire un’ottima qualità realizzativa oltre ad uno sculpt
decisamente accattivante. Scopriamo insieme la nuova frontiera dei chogokin
targata Sentinel.
Il modello si presenta
in un'elegante box nero, raffigurante il volto del robot: il design minimale ma
accattivante, sembra suggerire che l'utenza cui viene proposto questo prodotto
sia adulta e dal palato raffinato. La scatola a vetrina si apre a strappo
tramite un velcro, esattamente come avviene nelle confezioni dei celebri “Myth
Cloth” Bandai. Il modello è ben riposto all'interno tramite un sicuro imballo
che lascia presupporre una particolare cura nel controllo qualità.
Il Black Getter con i
suoi 16 cm di altezza, risulta essere leggermente più alto dei nagaiani “super
robot chogokin” di mamma Bandai (Grendizer, Mazinger). Il mecha è in parte
costituito da metallo (gambe e addome), ma tuttavia la lega utilizzata ed il
sottile strato impiegato per forgiarne le parti, conferiscono un peso minimo al
robot che si attesta sui 218 grammi. Il painting nero opaco sopperisce tale
mancanza conferendo alle parti in plastica una perfetta fusione cromatica con
le restanti componenti “die cast”. Al colpo d'occhio dunque, il Black Getter
apparirà come uno sfavillante chogokin, non distonico rispetto ai suoi parenti
Bandai. Nota di merito al mantello in tessuto, che riproduce addirittura le
bruciature presenti nella serie tv. Come nella controparte animata, è possibile
snodarlo per riprodurre dinamismi e pose iconiche grazie ad un'anima in fil di
ferro interna, sia nella parte centrale che perimetrale. Peculiarità negativa:
il punto di fissaggio dello stand, apposto sul dorso del robot, è occultabile
con un apposito tappino di plastica. Quest'ultimo tuttavia, nel modello in
esame, non risultava fissabile in alcun modo cadendo inesorabilmente ad ogni
minimo spostamento!
Gli snodi sono ben
realizzati: nonostante la frizione progressiva necessaria per posare il robot,
le joint rimangono salde e rigide anche dopo numerosi piegamenti. Seppur meno
snodato di un Revoltech, questo Black Getter eguaglia i super robot chogokin in
tal senso, ma la cura e la dovizia per i particolari superano forse i suoi
diretti rivali bandai di prima generazione. Come illustrato nelle fotografie,
vi sarà possibile compiere angoli di novanta gradi con le articolazioni delle
ginocchia e dei gomiti. Inoltre è presente uno snodo anche sul metatarso del
robot, in grado di enfatizzare posture dinamiche.
Oltre allo stand per
esporre il modello in diverse modalità (particolarmente indicato per quelle in
sospensione), nella scatola troverete alcune mani di ricambio e relativi
artigli da montare su di esse, retratti o estesi. Sono altresì presenti i
famosi “tomahawk”, ornati da una splendida catena metallica. Questi ultimi
possono anche essere fissati sul dorso del robot tramite appositi ganci. Il già
citato mantello è forse la maggiore delle attrattive. Rimarchevole la sfumatura
ombrata a bordo tessuto che enfatizza l'aspetto “battle damaged” del Getter.
Una fornitura di oggetti essenziale quindi, come del resto era il corrispettivo
animato, semplice ma molto curata.
Il prodotto ha
tiratura, estetica, cura del dettaglio e posabilità che non lasciano dubbi
sulla validità intrinseca del modello. Basta un rapido sguardo per comprendere
che l'utenza cui è destinata quest'ultima fatica della Sentinel sia un pubblico
dal palato raffinato, esigente ed al contempo disposto a pagare per tale resa. Purtroppo,
al tal proposito, va menzionato il rapporto qualità prezzo: questo Black Getter
costerà più del doppio di un comune super robot chogokin (eccezion fatta per il
più recente e maggiormente oneroso Mazinkaiser). Si può imputare tale
differenza di prezzo ad una tiratura minore e ad una mancata importazione
ufficiale. Considerato inoltre che Sentinel è ancora un piccolo marchio
all'interno del mercato robotico, è comprensibile l'esborso richiesto. Una
piccola perla collezionistica, forse più indirizzata ad un'elite di estimatori
dell'anime o a cultori del filone “Getter” che non a collezionisti seriali. Come
illustrano le foto, il Black Getter sembra aver fatto tesoro delle precedenti
esperienze Sentinel (come l'opinabile Eva 01) e si guadagna un pregevole posto
nella “hall of fame” di tutti i moderni chogokin aventi la medesima scala. Consigliato
a tutti, mantenendo vive alcune riserve: il prezzo (non sempre modico) e la consapevolezza
di stare acquistando un prodotto lontano dagli espliciti fasti, come i
costosissimi e massicci “Fewture”. Il Black Getter Sentinel infatti è un
raffinato esempio di minuziosa eleganza nipponica, più desideroso di sedurre
l'acquirente che di strabiliarlo per dimensioni o peso.