Era
solo questione di tempo, prima o poi anche il nostro amatissimo Goldrake
avrebbe dovuto vedersi i connotati sconvolti e reinterpretati dalla diabolica
mente di Taku Sato, il designer che con i suoi celeberrimi bozzetti muoveva i
fili delle produzioni Art Storm/Fewture… Dopo gli apprezzamenti pressoché
unanimi per l’eccezionale trio Getter G, l’attesa per questa produzione Fewture
era ovviamente alle stelle, eppure già alla presentazione del grigio prototipo
le reazioni non furono così entusiaste. Lasciandosi alle spalle il design dei
suoi ultimi chogokin (pompatissimi, incattiviti, eppure sempre riconoscibili a
colpo d’occhio), Fewture sconvolge ulteriormente gli equilibri estetici e
propone un Goldrake più che mai massiccio e incazzato, che perde però parecchi
dei propri tratti distintivi fondamentali al punto che molti, con tutta la
buona volontà, qui il Grendizer non riescono a vedercelo, nemmeno come nume
ispiratore.
E
in effetti il robot nagaiano perde, ad esempio, i tipici arti inferiori
cilindrici e i piedi tondeggianti in favore di gambe e cosce iper-muscolose e
piedi curiosamente appuntiti, che rimandano parecchio allo sculpt dello Shin
Getter One EX. Sempre con la manina pesante Fewture è intervenuta sul busto,
pluristratificato, sui discutibili magli con punte di varie lunghezze e sul
resto del corpo. Ma, anche se si nota qualche incoerenza tra le varie parti del
mecha, è inutile stare qui a criticare scelte che avranno un impatto diverso su
ogni appassionato a seconda dei gusti personali, pertanto mi limito ad
osservare una quantità di dettagli che ha dell’eccezionale e che ben si sposa
con una colorazione davvero azzeccata e stesa ottimamente, che personalmente ho
apprezzato moltissimo.
Sul
fronte materiali ritroviamo il classico connubio tra parti interne/snodi in
plastica e le parti a vista in larga parte in metallo, anche se annoto una
effettiva diminuzione dell’utilizzo della sacra zama rispetto ai tradizionali
standard EX Gokin (il Grendizer pesa circa 830 grammi per 26 cm di altezza),
che sinceramente non saprei come giustificare (risparmio sulla lavorazione?
Scelta tecnica per un futuro inserimento nello Spacer?), ma al tempo stesso ci
tengo a chiarire che abbiamo comunque tra le mani il solito bel mattoncino
Fewture, un vero chogokin.
Ed
è un prodotto solido e posabile, grazie alla solita miriade di snodi a scatto e
il bacino estraibile (novità per un EX Gokin), stranamente da sfruttare anche
per muovere in avanti le gambe; attenzione però alle parti che possono cozzare
le une sulle altre, che stavolta non sono poche: le spalline sulle metallose
lame dell’alabarda, i magli sulle rispettive braccia, le corna della testa
ancora sulle lame e così via, quindi occhio! Peccato per i piedi in plastica, a
mio avviso un po’ mollicci… forse preferire il metallo avrebbe giovato alla
stabilità generale, comunque buona, beninteso. Complessivamente si tratta di un
lavoro più che buono, questo Grendizer si può senz’altro valorizzare con una
posa dinamica e cazzuta.
Stupendi
gli accessori, con le pesantissime e spettacolari alabarde con lame in metallo
(rette discretamente dalle braccia) e il Double Spacer dotato di una
colorazione davvero ottima e uno sculpt stranamente piuttosto classico, quasi
in contrasto con il robot principale pesantemente re-inventato. L’attacco a
quest’ultimo è tecnicamente semplicissimo, ma leggermente ostico: ho dovuto
esercitare una discreta pressione prima di sentire il fatidico “claaack!!”,
senza il quale lo Spacer è solo appoggiato. Non proprio un tocco di classe il
dover ricorrere ad uno spessorino trasparente da frapporre tra il mecha e la
navicella, questo per evitare dannosi sfregamenti tra parti le verniciate.... Presente
anche il solito stand in bundle con questi chogokin, piattaforma circolare con
asta regolabile in metallo.
Nota
di demerito per l’imballaggio… ottimo l’alloggio in polistirolo, ottimo il
cartonato esterno, ma nulla separa il tutto dal brown box, che è quindi a
contatto diretto con la scatola, non essendoci più i funzionali angolari in
polistirolo che tra l’altro facevano tanto “oggetto da collezionismo”… per
contro, il packaging così risulta è meno ingombrante.
Si
tratta senza dubbio di un ottimo prodotto, massiccio, imponente, spettacolare;
tuttavia, visto il costo esorbitante e l’estetica pesantemente stravolta (non
solo rispetto ai canoni classici, ma anche rispetto agli altri prodotti
Fewture), forse la scelta migliore sarebbe quella di visionarlo dal vivo e poi
valutarne l’eventuale acquisto. E’ un pezzo davvero esagerato, in tutti i
sensi…