C’è sempre una guerra da combattere, siano alieni o scagnozzi
di Ultron, gli Avengers hanno sempre un bel da fare. Nel film Capitan America:
Civil War, si trovano divisi in due opposte fazioni e, addirittura, a
combattere gli uni contro gli altri. Ovviamente a capo di uno dei gruppi c’è
Tony Stark con l’immancabile amico James Rhodes che, per l’occasione, sfoggia
la nuova armatura War Machine MK3. Come sempre le pellicole della Marvel
Studios sono terreno fertile per le riproduzioni dei personaggi protagonisti e
le varie case di produzione riempiono il mercato con i loro prodotti dedicati.
Numero uno incontrastata è ovviamente Hot Toys che realizza per la serie
Diecast la nuova incarnazione di War Machine.
La confezione è la classica a cui siamo ormai abituati con
all’interno il box in polistirolo ed il blister alloggiato nell’incavo sul
retro. Nel contenitore principale c’è la War Machine contornata dalle varie
coppie di mani, la seconda maschera facciale, il casco con il volto di Rhodes e
la machine gun da applicare sulla schiena. Nel vassoio sottostante invece tutti
gli altri accessori; la pettorina danneggiata, il manganello, i lancia missili,
i cannoni per le braccia, le batterie con il cacciavite e la basetta espositiva
con l’apposito sostegno. Come ogni produzione Hot Toys troviamo il libretto
delle istruzioni, rigorosamente in bianco e nero, che ci guida all’inserimento
delle batterie ed al corretto uso delle varie sezioni della MK3.
La nuova War Machine mostra immediatamente i muscoli mettendo
in evidenza dettagli e pesantezza. La figura raggiunge i 35 cm di altezza per
1260 grammi di peso. Le parti in metallo non sono moltissime, ne abbiamo nelle
spalle e soprattutto nelle gambe. Cosce, articolazione ginocchia e polpacci
sono dunque realizzate in diecast e contribuiscono a zavorrare a dovere la MK3.
Ad eccezione di quelle appena citate, tutte le altre articolazioni sono ad
atrito, scelta questa che comincia secondo me ad essere obsoleta su questo
genere di produzioni. Nonostante questo la War Machine gode di notevole
posabilità e resistenza. Il busto è estensibile ed inclinabile andando ad
interessare anche la parte addominale. La sezione superiore pettorale può a sua
volta compiere anche la rotazione indipendente. Le braccia dispongono di totale
libertà, rotazione a 360 gradi, flessione avanzata verso il busto e piegamento
avambracci ad un massimo di 90 gradi o poco più. In questo punto è molto importante
osservare il richiamo delle istruzioni che indicano la parziale estrazione del
doppio snodo prima del piegamento. Dal bacino in giù ritroviamo soluzioni già
usate su precedenti modelli, ma si dimostrano sempre molto efficaci e semplici
da usare. Le gambe oltre ai classici movimenti possono scendere compiendo tre
scatti. Questa soluzione consente di liberare spazio e quindi concedere più
escursione verso l’alto. Il bacino si apre in quattro punti, due frontali e due
laterali consentendo il massimo della posabilità possibile senza il pericolo di
graffiare le varie parti interessate. Davvero esaltante la caviglia che
finalmente concede un piegamento davvero ottimale rispetto alle precedenti
produzioni. Anche qui pannelli apribili lateralmente e posteriormente per la
gestione in totale sicurezza.
Sul fronte armamenti la nuova MK3 ripropone e amplia il
concept di base della MK1 con la machine gun sulla schiena, i lancia missili
sul busto e le mitragliette sulle braccia. Questa nuova versione introduce due
bocche da fuoco in più per gli avambracci ed una sorta di manganello energetico.
A differenza della prima War Machine, Hot Toys ha optato per la soluzione
attacca/stacca. I tre lancia missili quindi non fuoriescono dalla struttura, ma
devono essere agganciati sollevando le due placche grigie frontali ed il
piccolo pannello accanto al collo. La machine gun è di piccole dimensioni, più
compatta rispetto alle due versioni precedenti. E’ posizionabile, ma non più
scorrevole dietro la schiena. La vera novità è rappresentata dal manganello che
è dotato anche di illuminazione interna. Quasi invisibile l’interruttore di
accensione, è talmente piccolo che ho dovuto usare una piccola punta per
muoverlo nella posizione on. Nota negativa per l’impugnatura di quest’arma, per
essere brandita necessita obbligatoriamente dell’uso delle mani con le dita
snodate. La presa non risulta quasi mai ben salda purtroppo, a mio parere Hot
Toys avrebbe dovuto realizzare le mani appositamente dedicate.
Letteralmente da orgasmo è il painting dell’armatura con
dettagli davvero stupendi. Impazzisco sempre nell’osservare i piccoli graffi e
scalfitture sapientemente dipinte su tutta la corazza. Bellissimo poi il
particolare con piccole teste dipinte sul lato destro del pettorale. Credo che
questo tipo di tecnica sia uno dei valori aggiunti che contraddistinguono
queste realizzazioni Hot Toys. Il volto di Don Cheadle è il medesimo usato
nelle due War Machine Diecast precedenti, sempre fedelissimo all’originale.
Visto ciò che accade nel film, sarebbe stata molto gradita l’introduzione di un
secondo casco danneggiato con il volto di Rhodes ad occhi chiusi, più che altro
per completezza. Immancabili i punti con illuminazione, occhi, petto e palmi
delle mani. Gli interruttori sono come sempre nascosti all’interno della
struttura e vi si accede tramite la rimozione dei pannelli dedicati. Come
sempre va sottolineata la scarsa durata di quelle che gestiscono
l’illuminazione degli occhi, perdono intensità nel giro di pochi minuti.
Abbastanza anonima la basetta espositiva che ripropone un poco il vecchio stile
delle primissime edizioni in plastica. Da segnalare il rifacimento dell’asta di
sostegno che presenta il corpo esterno ben solido.
La terza evoluzione della War Machine può essere definita
come un sapiente mix delle due versioni precedenti. L’aggressività della MK1,
il corpo longilineo della MK2 fuse in una nuova ed incredibile macchina da
combattimento. Hot Toys dal canto suo realizza l’ennesimo capolavoro artistico
mostrando ancora una volta tutta l’esperienza e bravura degli artisti JC.Hong e
Kojun. Alcuni particolari vanno ancora migliorati, ma è fuori discussione che
queste produzioni sono dei capolavori assoluti nel loro genere.