Nel lontano 1975 Il geniale Shotaro Ishinomori (Ryu il
ragazzo delle caverne, Cyborg 009, Kamen Rider) inventò un filone di telefilm
chiamato in gergo “super sentai”, dove una squadra composta generalmente da
cinque membri, ognuno con la divisa di colore diverso, affrontava il male. Il
primo della serie fu Goranger, ma i protagonisti combattevano usando arti
marziali varie e il fantascientifico mezzo volante Varidorin (già recensito su
queste pagine nella sua interpretazione Unifive). La prima serie con un robot
fu la terza, Battle Fever J (il Battle Fever Robo venne poi proposto come soul
of chogokin GX30). Bisognerà attendere la quinta, Sun Vulcan, per avere il
primo robot frutto di un agganciamento di mezzi diversi.
Ma è solo con la sedicesima, Kyoryu sentai Zyuranger
(Zyuranger, la squadra dinosauri), che gli americani si accorgono del successo
che hanno questi spettacoli in Giappone e del merchandise ad esso legato. Ecco
quindi che la serie viene acquistata per l’occidente... ma tutte le parti
recitate dagli attori giapponesi in abito civile vengono sostituite con del
nuovo girato con attori americani, mentre le scene di battaglia rimangono le
stesse (escluse quelle col sangue). Nascono così i Mighty Morphin Power
Rangers. Il robot Daizyuzin (si pronuncia Daigiugin e significa Grande bestia
divina) diventa quindi il Megazord. Il resto è ormai storia. La serie arriva in
Italia nel 1994 seguita da molte altre.
Sempre più orientata verso il mercato americano, Bandai
decide quindi di realizzare una versione Soul of Chogokin del Daizyuzin (dotato
di scatole diverse a seconda del mercato di riferimento, come successo con il
Golion/Voltron). I mezzi che compongono la squadra sono un Tirannosauro, un
Mammut, una Tigre dai denti a sciabola, un Triceratopo e uno Pterosauro.
Visivamente colori e struttura ricordano molto il Golion, ma il Daizyuzin
nonostante la buona fattura si dimostra purtroppo inferiore al collega. Le
cinque bestie divise infatti non godono di grande mobilità. Il Mammut, lo
Pterosauro e il Triceratopo sono in pratica degli stoccafissi, mentre il
Tirannosauro e la Tigre sono decisamente più giocabili. Per la Tigre si
sarebbero potute riciclare le soluzioni studiate per i leoni di Golion, ma
Bandai opta per qualcosa di più semplice (infatti le zampe non si allargano).
Il Tirannosauro muove la coda in diversi modi ed ha qualche gimmick al petto e
alle braccia. Se il confronto col Golion dovesse essere fatto solo per le parti
che li compongono, Il Daizyuzin finirebbe sotterrato. Ma per fortuna le cinque
bestie possono unirsi! Molto buona la trasformazione del Tirannosauro e
spettacolare quella del Mammuth (un tripudio di parti che si aprono, si
dividono e si ripiegano), mentre Tigre e Triceratopo replicano in pratica la
trasformazione delle gambe del Golion. I perni di connessione sono però più
corti e il piegamento del ginocchio non raggiunge una grande angolazione. Per
finire, lo pterosauro ripiega le ali e diventa il petto del robot. L’unica arma
in dotazione è una spada, mentre la testa del Mammuth diventa uno scudo...
invero un po’ piccolo. Forse sarebbe stato il caso di inserire una seconda copia
più grande, visto anche il prezzo poco economico del modello. Prima di
realizzare la trasformazione in robot è anche possibile replicare la
trasformazione in tank, anch’essa molto interessante ed originale. Ad ogni
modo, una volta compiuto l’agganciamento ci troviamo di fronte a un bel modello
molto posabile a livello delle braccia e che oltre alle ginocchia può sfruttare
gli snodi del bacino per ottenere un aspetto più dinamico.
Personalmente, l’unico vero appunto che posso fare al
Daizyuzin è che sembra davvero un giocattolo di lusso più che un modello da
collezione, ma questo credo sia un limite intrinseco ai super sentai
componibili, dato che sullo schermo apparivano davvero dei giocattoli
trasformabili. Mentre la forma unita era la classica tuta indossata da qualche
povero attore. Fatti tutti i distinguo del caso però, giudico il GX72 un buon
prodotto, meritevole di essere un Soul of Chogokin. I difetti riscontrati,
forse inevitabili, mi portano però anche a dire che il prezzo proposto è
ingiustificato, specie se lo paragoniamo al Golion.
Recensione a cura di Cristian Giorgi - Foto di Paolo Fasciani.