domenica 7 aprile 2019

GX72 DAIZYUZIN MEGAZORD SOUL OF CHOGOKIN


Nel lontano 1975 Il geniale Shotaro Ishinomori (Ryu il ragazzo delle caverne, Cyborg 009, Kamen Rider) inventò un filone di telefilm chiamato in gergo “super sentai”, dove una squadra composta generalmente da cinque membri, ognuno con la divisa di colore diverso, affrontava il male. Il primo della serie fu Goranger, ma i protagonisti combattevano usando arti marziali varie e il fantascientifico mezzo volante Varidorin (già recensito su queste pagine nella sua interpretazione Unifive). La prima serie con un robot fu la terza, Battle Fever J (il Battle Fever Robo venne poi proposto come soul of chogokin GX30). Bisognerà attendere la quinta, Sun Vulcan, per avere il primo robot frutto di un agganciamento di mezzi diversi.

Ma è solo con la sedicesima, Kyoryu sentai Zyuranger (Zyuranger, la squadra dinosauri), che gli americani si accorgono del successo che hanno questi spettacoli in Giappone e del merchandise ad esso legato. Ecco quindi che la serie viene acquistata per l’occidente... ma tutte le parti recitate dagli attori giapponesi in abito civile vengono sostituite con del nuovo girato con attori americani, mentre le scene di battaglia rimangono le stesse (escluse quelle col sangue). Nascono così i Mighty Morphin Power Rangers. Il robot Daizyuzin (si pronuncia Daigiugin e significa Grande bestia divina) diventa quindi il Megazord. Il resto è ormai storia. La serie arriva in Italia nel 1994 seguita da molte altre.

Sempre più orientata verso il mercato americano, Bandai decide quindi di realizzare una versione Soul of Chogokin del Daizyuzin (dotato di scatole diverse a seconda del mercato di riferimento, come successo con il Golion/Voltron). I mezzi che compongono la squadra sono un Tirannosauro, un Mammut, una Tigre dai denti a sciabola, un Triceratopo e uno Pterosauro. Visivamente colori e struttura ricordano molto il Golion, ma il Daizyuzin nonostante la buona fattura si dimostra purtroppo inferiore al collega. Le cinque bestie divise infatti non godono di grande mobilità. Il Mammut, lo Pterosauro e il Triceratopo sono in pratica degli stoccafissi, mentre il Tirannosauro e la Tigre sono decisamente più giocabili. Per la Tigre si sarebbero potute riciclare le soluzioni studiate per i leoni di Golion, ma Bandai opta per qualcosa di più semplice (infatti le zampe non si allargano). Il Tirannosauro muove la coda in diversi modi ed ha qualche gimmick al petto e alle braccia. Se il confronto col Golion dovesse essere fatto solo per le parti che li compongono, Il Daizyuzin finirebbe sotterrato. Ma per fortuna le cinque bestie possono unirsi! Molto buona la trasformazione del Tirannosauro e spettacolare quella del Mammuth (un tripudio di parti che si aprono, si dividono e si ripiegano), mentre Tigre e Triceratopo replicano in pratica la trasformazione delle gambe del Golion. I perni di connessione sono però più corti e il piegamento del ginocchio non raggiunge una grande angolazione. Per finire, lo pterosauro ripiega le ali e diventa il petto del robot. L’unica arma in dotazione è una spada, mentre la testa del Mammuth diventa uno scudo... invero un po’ piccolo. Forse sarebbe stato il caso di inserire una seconda copia più grande, visto anche il prezzo poco economico del modello. Prima di realizzare la trasformazione in robot è anche possibile replicare la trasformazione in tank, anch’essa molto interessante ed originale. Ad ogni modo, una volta compiuto l’agganciamento ci troviamo di fronte a un bel modello molto posabile a livello delle braccia e che oltre alle ginocchia può sfruttare gli snodi del bacino per ottenere un aspetto più dinamico.

Personalmente, l’unico vero appunto che posso fare al Daizyuzin è che sembra davvero un giocattolo di lusso più che un modello da collezione, ma questo credo sia un limite intrinseco ai super sentai componibili, dato che sullo schermo apparivano davvero dei giocattoli trasformabili. Mentre la forma unita era la classica tuta indossata da qualche povero attore. Fatti tutti i distinguo del caso però, giudico il GX72 un buon prodotto, meritevole di essere un Soul of Chogokin. I difetti riscontrati, forse inevitabili, mi portano però anche a dire che il prezzo proposto è ingiustificato, specie se lo paragoniamo al Golion.

Recensione a cura di Cristian Giorgi - Foto di Paolo Fasciani.