God Bless Dancouga è una nota serie anime risalente alla metà
degli anni ottanta, anche se è ufficialmente approdata anche sulle nostre tv
solo pochi anni or sono. Tuttavia, agli appassionati di show robotici è una
figura piuttosto nota, vuoi per gli OAV apprezzati in precedenza, vuoi per il
mecha design che porta la firma di Masami Obari, vuoi per gli spettacolari toys
creati anche in epoca moderna, come il Soul of Chogokin GX-13 Bandai. Questa
volta è Sentinel che si cimenta nella produzione di questo Super Robot componibile,
avvalendosi di alcune scelte in sede di progettazione che, manco a dirlo, hanno
suscitato abbondanti discussioni tra i collezionisti.
Il robot, ricordiamolo, è solo la punta di diamante di una
squadra formata da quattro giovani soldati, ognuno dei quali costituisce il
pilota di un mezzo di combattimento dotato di svariate trasformazioni ciascuno:
il piccolo caccia Eagle Fighter (configurabile anche in modalità robot), il
Land Cougar e il Land Liger (carri armati trasformabili in robot umanoidi oppure
in cyber bestie dalle linee feline) e il colossale Big Moth (a sua volta mezzo
pesante, robot oppure mammut da guerra). Dal punto di vista bellico, le quattro
macchine sono già piuttosto performanti, ma all’occorrenza possono combinarsi
tra di loro e formare il fantastico mecha finale: in questo caso, si
trasformeranno rispettivamente nella testa, nei piedi e nel corpo di Dancouga.
Due sono le caratteristiche salienti di questo prodotto, uno
dei primi della sempre più ambiziosa linea Metamor Force di Sentinel : un
design rivisitato, come è nello stile della ditta giapponese, visto che di
certo non ritroviamo le proporzioni massicce dell’anime, ma piuttosto uno stile
più slanciato e moderno; e poi la scala di produzione: questo chogokin tocca i
23 cm all’altezza della testa, che non sono pochi in senso assoluto, ma in un
modello del genere ciò significa vedere un po' penalizzati l’Eagle Fighter
(grande poco più di una moneta) e anche, seppur in misura meno dolorosa, i due
Lander. Spettacolare il Big Moth, ma è chiaro come Sentinel abbia puntato tutto
sul robot combinato, che è effettivamente una cosa eccezionale.
Nonostante le dimensioni ridotte, le trasformazioni sono
fluide e precise, con tutti i blocchi del caso per non avere parti che si
aprono in continuazione, e portano a singole forme robotiche più che
discretamente posabili in tutti i casi (Eagle Fighter a parte, prevedibilmente
non articolato nei gomiti e nelle ginocchia), quindi Sentinel conferma
assolutamente la sua grande tecnica costruttiva; come pure la pulizia estrema
della costruzione: non un segno di sprue, non una sbavatura, verniciature di
livello eccelso e la quasi completa assenza di viti a vista sul modello.
Avvicinandosi alla forma Dancouga, si possono apprezzare un
gran numero di chicchine tecniche: la proboscide che va ad appallottolarsi
all’interno del Big Moth, rivelandone un’altra solo scolpita su addome e bacino
(questa genialata permette l’eccellente mobilità di tutto il busto), le mani
articolate a livello delle singole falangi, il meccanismo a rotazione
telescopico per le gambe, arti inferiori dotati di estrema posabilità, caviglie
comprese (nonostante qualche fessura di troppo). Il modello finale è qualcosa
di una bellezza folgorante, con quelle linee slanciate che comunque trasudano
cattiveria da tutti i pori, fantastico! L’eccezionale mobilità generale non può
che galvanizzare ulteriormente queste sensazioni, qui siamo al cospetto di un
robot componibile posabile quanto un Super Robot Chogokin. Tra l’altro devo
ammettere che in “modalità action” la figure si avvicina molto fedelmente alla
dinamicità delle linee dei disegnatori della serie tv, catturandone in pieno lo
spirito.
Ho evocato l’abusatissimo termine “chogokin” a buon diritto
direi, visto che Sentinel ha profuso l’amata lega metallica nelle enormi
spalle, nell’addome, nella parte inferiore delle gambe, in parte dei piedi e in
qualche dettaglio interno, insomma niente male. Gli snodi sono prevalentemente
in plastica e ad attrito, tutti piuttosto possenti e solidissimi. Ma è doveroso
segnalare un punto molto delicato che pare abbia generato diversi grattacapi a
qualche collezionista, ovvero l’articolazione delle spalle, effettivamente un
po' complicata. Complicata perché formata da una serie di 4-5 snodi l’uno
adiacente all’altro e caratterizzato ciascuno da movimento specifico, pertanto
è necessario portare un minimo di attenzione nella scelta del movimento in fase
di posing, ma soprattutto operare con precisione e fermezza lo spostamento
verticale dell’intero blocco (vedi foto) qualora si debba trasformare il Big
Moth: in quel frangente, meglio agire direttamente con entrambe le mani sulla
singola parte interessata, anziché tirare da chissà dove. Fate attenzione.
Eccellente la realizzazione degli accessori: le armi da fuoco
sono molto curate e verniciate ottimamente, come pure lo spadone, che presenta
un leggerissimo weathering e uno sculpt davvero aggressivo. Presente anche
l’enorme Booster, l’unità che conferiva a Dancouga l’abilità di volare, previo
agganciamento sulla schiena. Con questo accessorio, il modello tocca i 30 cm di
altezza, ma la posabilità non ne risente granchè - occhio però a dove
appoggiate le mani – anzi, le possibilità espositive aumentano ulteriormente
con l’abbassamento dei cannoni in posizione orizzontale d’attacco. Trovare una
posa efficace per questo modello è davvero semplice, e, aggiungerei,
estremamente divertente; è quasi un peccato dover scegliere cosa riporre nella
scatola.
Tuttavia, esprimere un giudizio secco sul Dancouga Sentinel
non è affatto semplice, anche perché devo pur camuffare il mio hype ^^. Ferma
restando l’eccellente fattura di questa realizzazione, la scala adottata
potrebbe non essere apprezzata da chi preferisce colossi da 25-30 cm; inoltre,
ricordiamolo, il design è sottoposto al giudizio soggettivo, come per tutte le
reinterpretazioni; infine, il prezzo di listino era estremamente caro già
all’uscita nel 2015 – parliamo di una vera bordata, 39,500 yen! – , prezzo poi
degenerato ulteriormente negli anni a causa della non facile reperibilità.
Ma i temerari che riusciranno ad entrare in possesso di una
copia si troveranno tra le mani uno dei più bei chogokin componibili mai
realizzati.
Articolo e foto di Marco De Bon