Esattamente due anni dopo il Great Mazinger, precisa come un
orologio svizzero, Bandai lancia sul mercato il terzo modello della serie DX
Soul of Chogokin, il famosissimo Combattler V. Il mecha in questione è molto
popolare nel paese del sol levante perchè è stato il primo robot componibile
comparso in una serie tv. Dopo le tre edizioni nella linea regolare, GX03,
GX03B e GX50, ecco dunque arrivare la massima realizzazione dedicata al
Combattler V.
La confezione è sempre grande, ma molto meno ingombrante
rispetto alle precedenti, soprattutto se paragonata a quella del Great
Mazinger. Bandai ha concepito un box con all’interno ben sei confezioni. Cinque
ovviamente sono dedicate ai moduli che formano il Combattler, mentre la sesta
custodisce le parti che formano la basetta espositiva. Le scatole dei vari
mezzi sono numerate e corredate dalle immagini ed il nome della navicella
contenuta. Sono anche dotate di una finestra trasparente che consente di
guardare il singolo mezzo. In ogni confezione poi sono alloggiati anche diversi
accessori e le armi del robot. Nel box più grande, oltre alle parti per
allestire lo stand, troviamo anche il piccolo robottino Ropet (Dingo nel
doppiaggio italiano) un set con dodici batterie LR41 e due stilo AA. Da
segnalare una piccola finezza riguardante la grafica delle confezioni. Se
posizionate in un senso comparirà la sagoma delle cinque navicelle, mentre se
girate sul lato opposto, apparirà la sagoma del Combattler. Oltre a questo
Bandai ha reso omaggio alle vecchie confezioni vintage riportando la dicitura
DX Soul of Popynica.
Modulo 1 - BattleJet, diventa la testa del Combattler ed è
quasi totalmente in metallo. E’ dotato di carrelli estraibili per essere
appoggiato a terra. Premendo la pinna centrale la navicella emette i suoni che
danno il via alla sequenza di agganciamento. Il comparto batterie è
sapientemente nascosto nella parte sottostante alla navicella. Anche
l’interruttore On/Off è sapientemente nascosto all’interno della parte
posteriore destra. Bellissimi i dettagli, si distinguono perfettamente gli
strumenti della cabina di pilotaggio! Anche il corpo del BattleJet è ricco di
pannellature ottimamente realizzate. La navicella è dotata di un proprio armamento.
Due piccoli cannoni fuoriescono dalle parti laterali, uno più grande da
applicare sopra la cabina di pilotaggio (Magneser Laser) e due lame rotanti (Dos
Blesser) da posizionare sempre lateralmente, ma nelle parti bianche posteriori.
Modulo 2 – BattleCrasher, diventa il petto e le braccia del
Combattler. Anch’esso è dotato di carrelli per l’appoggio a terra. In metallo
abbiamo la pettorina rossa e le parti superiori delle braccia. Anche BattleCrasher
è dotato di suoni, il pulsante centrale sul petto da il via all’effetto
acustico. Vano batterie e interruttore sono nascosti all’interno. La navicella
non è dotata di armi. Come sul Modulo 1 possiamo apprezzare il dettaglio della
cabina di comando.
Modulo 3 – BattleTank, diventa il busto ed il bacino del
Combattler. E’ dotato di grossi cingoli realmente funzionanti che ne
garantiscono un ottimo appoggio a terra. Sono realizzati in gomma morbida
proprio come nelle versioni GX. Avrei preferito, per questione di tenuta nel
tempo, la soluzione in plastica usata per DrillGao del Gaogaigar. Il BattleTank
ha un ottima dotazione armi, probabilmente la migliore del gruppo. Abbiamo le
grandi tenaglie (Power Arm) che fuoriescono dal frontale, le catene (Anchor
Knuckle) ed il grosso cannone (380 mm Tank Cannon) da agganciare alla parte
posteriore. Piccola nota antiestetica è rappresentata dall’enorme vuoto
posteriore, sede di aggancio delle gambe. Forse si poteva inserire un pannello
di copertura per abbellire un po’ di più questa sezione. Vano batterie sempre
all’interno della struttura, mentre l’interruttore di accensione è posto nella
parte superiore.
Modulo 4 – BattleMarine, diventa le gambe del Combattler. E’
il modulo più grande della formazione V ed anche il più pesante. E’ costituito
in gran parte da metallo, compresi i due carrelli retrattili nascosti
all’interno delle ginocchia. Oltre ai due appena citati, ne abbiamo un terzo
che fuoriesce nella parte sottostante alla cabina di pilotaggio. Per garantire
ancor più stabilità al Battlemarine, Bandai ha inserito nella dotazione un
sostegno trasparente in plastica da posizionare all’estremità della navetta.
Grazie a questa soluzione il modulo 4 sarà sempre ben stabile e bilanciato.
Nessun tipo di armamento è sto inserito per questo mezzo. Il vano batterie è
all’interno della gamba sinistra, mentre il pulsante di accensione è collocato
sul pannello esterno della medesima. Ho riscontrato grande difficoltà nel
posizionare correttamente i due carrelli retrattili delle ginocchia. Bandai ha
concepito un sistema a slitta con doppio posizionamento. Sul libretto delle
istruzione è chiaramente illustrato il procedimento, ma trovare la sede di
fissaggio ha richiesto numerosi tentativi! Abbastanza frustrante come
soluzione, ovviamente il tutto si ripete quando bisogna farli rientrare! Unici
accessori funzionali sono le due braccia di sostegno per sorreggere il BattleTank.
Una volta posizionato il modulo 3, si agganciano le parti terminali alle sedi
di fissaggio poste sulle gambe. Sul BattleTank invece bisognerà applicare un
altro accessorio in plastica che permetterà un sicuro appoggio, senza graffiare
nulla, al BattleMarine.
Modulo 5 – BattleCraft, diventa i piedi del Combattler.
Nonostante le dimensioni risulta essere ben dettagliato e con un discreto peso.
E’ quasi totalmente in metallo e con ruote funzionanti. Le due parti sono
tenute insieme da un aggancio magnetico dalla tenuta non propriamente eccelsa.
Fanno bella mostra i dettagli interni delle quattro sezioni dedicate alle
cabine comando. Le uniche armi a disposizione sono le due trivelle che
fuoriescono frontalmente. E’ l’unico modulo non dotato di vano batterie, i
suoni dedicati alla sua fase di aggancio, vengono riprodotti dal BattleMarine.
In questa edizione DX del Combattler V, Bandai ha deciso di
concedere all’utente anche la possibilità di esporre i cinque moduli separati.
La grande base in dotazione è corredata da una serie di appositi sostegni
dedicati ad ogni singola navetta. Una volta posizionati, vi posso garantire che
il risultato visivo è di grande impatto e vi porrà davanti all’amletico dubbio
su come esporre il modello. Personalmente ho apprezzato moltissimo questa
possibilità, difatti per diverse settimane ho lasciato esposta in vetrina la
formazione V sulla basetta espositiva.
Molto apprezzata anche la presenza del robottino Ropet che,
oltre alla presenza scenica, darà il via alla sequenza BGM della fase di
agganciamento. Il piccolo mecha è ottimamente realizzato, presenta molti
dettagli ben visibili uniti alla possibilità di movimento per testa e braccia.
Combine ok! Combine
ok! Let’s Combine! Inizia il divertimento, comincia la
sequenza di aggancio del Combattler V! La procedura di agganciamento delle
navette è molto semplice e sostanzialmente invariata rispetto a quella vista
sui due GX. Le differenze risiedono in alcuni passaggi dove Bandai, dato lo
spazio a disposizione, ha progettato soluzioni differenti e più efficaci. Anche
se molto intuitiva, io consiglio assolutamente sempre di seguire le istruzioni
del libretto contenuto nella confezione. Vediamo passo passo la sequenza di
aggancio, corredata ovviamente dagli effetti sonori appositamente ricreati. Si
preme il tasto 1 sulla basetta per avviare la musichetta, si spinge Ropet
all’interno dell’apposita sede dove partirà la frase Combine Ok Combine Ok.
Successivamente premendo il tasto 2, partirà la frase Let’s Combine! E’ ora di
agire sulla navetta BattleJet, si preme la pinna centrale per far cominciare la
BGM dedicata. Sul BattleCrasher ecco la prima innovazione, i motori e i
carrelli rientrano all’interno della spalla ruotando la loro posizione.
Successivamente si ribalta all’indietro la pettorina rossa con la cabina di
pilotaggio. Fatti questi passaggi si preme nuovamente il tasto sulla navicella
1 e si effettua l’aggancio. Una volta fissata al BattleCrasher il suono cambia
per sottolineare l’avvenuta connessione. E’ il turno del BattleTank, si preme
il tasto per far cominciare l’apposito effetto sonoro, dopodichè si procede al
ribaltamento dei cingoli. Ecco la seconda grande modifica apportata da Bandai
ad una delle parti più problematiche del modello. Niente più parti che si
staccano, ma un all in one perfettamente realizzato. Grazie a quattro braccetti
telescopici i cingoli ruotano e si ribaltano alla perfezione, rimanendo ben
saldi alla struttura. Una volta posizionato il tutto si procede all’aggancio
che, come per il modulo 1, viene accompagnato da un apposito suono. Ecco
arrivare il turno del BattleMarine. Si piegano leggermente verso il basso le
ali rosse e si spingono verso l’interno le gambe. Sul BattleTank si preme
nuovamente il tasto per far cominciare un nuovo effetto sonoro che, dopo
l’avvenuto inserimento del modulo 4, cambierà come in precedenza. Passiamo ora
al BattleCraft cominciando con la separazione delle due parti. Si preme il
pulsante posto all’interno della gamba sinistra sul BattleMarine per avviare
anche qui la BGM dedicata. Solo dopo l’aggancio del secondo piede parte
l’ultimo effetto sonoro. La sagoma del nostro Combattler è ormai ben definita,
rimangono da completare gli ultimi passaggi. Si piegano e si fanno rientrare le
alette gialle all’interno della spalla. Successivamente si passa a quelle rosse
ai lati delle gambe. Qui pregevolissimo il sistema a scomparsa creato dai
progettisti. Un piccolo sportello consente di far rientrare le ali dentro alle
gambe, i passaggi sono da seguire molto attentamente, dato che bisogna
rispettare esattamente le posizioni per poter eseguire tutta la manovra. Ci
siamo quasi, via alla scomparsa delle pinne gialle situate nella parte bassa
delle gambe, basta premere in avanti e spingerle verso il basso. Nella parte
alta è ora di piegare le braccia verso il basso, una volta in posizione e
spingendo in alto, compaiono le mani che sono all’interno della cavità. I
cingoli si chiudono contro la schiena, la mascherina si abbassa rivelando il
volto del mecha e, come ultimo atto, si tira verso l’alto la testa. Il
Combattler V è pronto per essere posizionato sul grande display stand.
Quest’ultima operazione ci permette di ascoltare l’effetto acustico che chiude
la sequenza di agganciamento. Sulla basetta ci sono due quadrati leggermente in
rilievo che, una volta premuti dal peso del modello, fanno partire la frase
Com-Battler V! Premendo poi il pulsante dietro la schiena si accendono gli
occhi e la grande V sulla testa del robot.
Il Combattler V si mostra finalmente in tutta la sua bellezza
ed imponenza. Le dimensioni sono davvero ragguardevoli rispetto ai due DX precedenti.
Il Robot raggiunge i 35,5 cm di altezza per un peso di ben 1,6 Kg. Tecnicamente
Bandai non ha compiuto nessun passo in avanti rispetto all’ultima controparte
GX, ha semplicemente limato quelli che erano i difetti più marcati del GX50.
D'altronde è ben specificata nella descrizione del libretto illustrativo la
volontà di migliorare la versione Soul of Chogokin precedente. Una delle
caratteristiche che hanno contraddistinto questa serie, è la presenza dei
pannelli removibili per mettere in mostra i meccanismi interni. Il DX
Combattler però non porta con se questa soluzione, probabilmente a causa della
trasformazione non si è potuto realizzare l’interno a vista come sul Mazinger Z
ed il Great Mazinger. Bandai si è concentrata particolarmente, come abbiamo
visto nei passaggi precedenti, sui suoni per spettacolarizzare di più il
modello. Ne sono stati inseriti, come precisa la stessa casa nipponica, ben 15
con l’aggiunta di 3 canzoni tratte dalla serie tv. A livello di mobilità il
Combattler DX svolge il compitino in modo molto semplice. Gli snodi inseriti
sono a scatto, tranne per i movimenti delle spalle, dove si è optato per quello
a frizione. Questa scelta mi ha un tantino fatto storcere il naso perché le
braccia sono abbastanza pesanti, nel tempo questa soluzione, soprattutto in un
punto cardine come questo, potrebbe generare problemi di tenuta. In generale
comunque ottima la possibilità dei movimenti della braccia che possono essere
posizionate in molti modi differenti. Le gambe purtroppo non compiono grandi
escursioni, l’aggancio all’interno del bacino ne limita molto la mobilità.
Bandai ha concesso però una piccola via di fuga, diciamo così, permettendo
all’intera gamba di ruotare leggermente sul proprio asse. Le ginocchia invece
hanno un ampia possibilità di movimento, ma che viene praticamente resa inutile
dal limite appena descritto poche righe sopra. Ottime invece le caviglie,
possono ruotare completamente ed essere inclinate molto per concedere un’ottima
stabilità al gigante DX. IL Combattler può compiere anche un piccola
trasformazione chiamata GranDasher, un assetto che funge da ariete di
sfondamento introdotto dagli sviluppatori sul finire della serie tv. In questa
configurazione è possibile anche agganciare il cannone 380 mm Tank Cannon.
La verniciatura è fantastica, colori molto brillanti e ben
stesi su tutte le superfici. Personalmente non noto lo stacco di tonalità fra
le parti metalliche e quelle in plastica. Tanta perfezione però viene macchiata
da un orrendo segno di stacco dai telai di produzione, lasciato clamorosamente
in bella vista sul lato interno della gamba sinistra! Impossibile non notare
quel punto senza verniciatura sul pannello blu!
La dotazione accessori fornisce la maggior parte delle armi
che usa il Combattler nella serie tv. Nelle varie confezioni troviamo anche
quattro coppie di mani. Pugni chiusi, mani aperte, mani per impugnare le lance
e quelle per gli yoyo elettromagnetici. Le armi inserite sono le seguenti; Chodenji
YoYo – Atomic Burner (lanciafiamme grande) – Atomic Burner (lanciafiamme x2) –
Chodenji Spin (vite elettromagnetica) – Big Blast (missile) – Chodenji Crane
(maglio ad alto voltaggio) – Battle Garegga ( tenaglia) – Twin Lancer (Lance
gemelle). Purtroppo Bandai non ha replicato la medesima dotazione vista nel
GX50, francamente non capisco il motivo di questa decisione. Sarebbe stato
molto bello avere anche per questa edizione DX, quindi il top della serie, gli
effetti per simulare il lancio degli YoYo e quello per il Super Chodenji YoYo,
che proprio manca nella confezione. Altre due mancanze da registrare sono per i
Cutter Kik (le lame da applicare alle gambe) ed il Big Blast Divider, il
secondo missile di cui è invece dotato il GX50. Bandai ha inoltre inserito
alcune frasi inerenti all’uso delle armi. Le varie combinazioni per ascoltarle
si realizzano premendo le tre righe rosse sul pettorale destro in combinazione
con il tasto centrale posto sopra la cabina di comando.
Anche il terzo DX Soul of Chogokin va in archivio lasciandomi
sensazioni molto positive. Le notevoli dimensioni e la grande cura usata per la
sua realizzazione, promuovono ampiamente la produzione Bandai. Qualche piccola
pecca c’è, ma tutto sommato nulla di veramente deficitario per il giudizio
finale. Il Combattler V DX può essere considerato l’apice realizzativo
definitivo dedicato a questo robot che, per com’è concepito, difficilmente
credo sia possibile migliorarne la realizzazione. Il vero grande rammarico è
per la mancanza nel parco accessori proprio di quelle armi che hanno tanto esaltato
l’edizione GX50. Bandai ha dichiarato la volontà di realizzare un DX ogni due
anni ed il prossimo 2019 probabilmente sarà quello che darà alla luce la nuova
produzione…..forse quella che tutti stanno più aspettando…..