Siamo giunti alla settantanovesima uscita della longeva e
prestigiosa linea Soul of Chogokin, e, come spesso è avvenuto in passato,
Bandai spiazza la sua clientela, questa volta sancendo l'esordio del
sotto-brand Full Action, il cui logo fa bella mostra di sé già nell'artwork
della confezione. Il primo robot del nuovo corso è nientemeno che il popolare
Voltes V, conosciuto da noi come Vultus. Nei mesi antecedenti all'uscita del
prodotto, se ne sono davvero sentite di tutti i colori da parte di vecchi e nuovi
collezionisti di chogokin, per lo più impegnati in aspre critiche verso questa
mossa Bandai, presunta colpevole di aver ridotto il brand ad una copia solo
leggermente evoluta della (probabilmente) morente serie Super Robot Chogokin,
caratterizzata da modelli generalmente piccoli (mediamente 15 cm), costruiti
quasi completamente in plastica, anche se molto dinamici e posabili.
Cerchiamo di gettare un po’ di luce sulla spinosa questione
robotica.
Appena estratto il mitico robot dal suo alloggio di polistirolo,
tiriamo un piccolo sospiro di sollievo, perchè Voltes non è affatto un nano di
14-15 cm, e si assesta invece sui 18 cm, perfettamente in linea con la
tradizione Soul of Chogokin quando si tratta di modelli non componibili. Si,
perchè questa è semmai la macchia da annotare negli annali, il GX-79 non è
scomponibile nei suoi 5 elementi, al contrario del vecchio, ma sempre sontuoso,
GX-31, che aveva anche una stazza diversa.
Buonissima fin da subito la sensazione di solidità e il peso:
il metallo è presente in quantità più che accettabili, e la sua localizzazione
interessa snodi e gran parte della struttura interna, per poi essere
riscontrabile anche nella parte esterna delle gambe e del petto, e lo si nota
solo al tatto, in quanto la verniciatura dei diversi materiali è ottima e
uniforme, a parte per la presenza di sporadici segni di stacco da sprue.
Così come stanno le cose, questo Full Action ricorda molto da
vicino non certo un SRC, quanto piuttosto un Metal Build, condividendo con
questo l'idea di un solidissimo frame interno in metallo a cui è applicata poi
la corazza del mech, anche se in questo caso non parliamo di un moderno Gundam,
bensì di un classicissimo robot degli anni '80, quindi le linee sono di gran
lunga più semplici, i dettagli molto più contenuti e i colori più variegati.
Quello per cui i Full Action vogliono farsi notare, però, è
il design e l'estrema posabilità.
Tante le parole spese per descrivere il nuovo taglio dato a
Vultus (e naturalmente a tutti gli FA già annunciati, ovvero Daitarn 3, Zambot
3, Combattler e Daimos), tra cui ''sbagliato'', ''sproporzionato'', ma in
realtà un vero appassionato di mecha design dovrebbe cogliere immediatamente
alcuni dettagli familiari: linee filanti ed estremamente dinamiche, gambe
lunghe e non più squadrate, addome ristretto e così via... non c'è dubbio, la
mano di Masami Obari è inconfondibile e infatti è caratterizzante il nuovo look
Full Action. Quindi piace o non piace, non c'è molto da aggiungere.
Per replicare tutte le funamboliche pose dell'anime e degli
artwork di riferimento, questi nuovi chogokin sono stati imbottiti di un numero
strabiliante di snodi - tutti ad attrito, ma molto performanti - a tutti i
livelli: doppi ai gomiti e ginocchia, tripli alle spalle, presenti anche in
torace e addome, caviglie ulteriormente estraibili e così via. Per garantire la
massima libertà di movimento, spalle e caviglie godono di parti svincolabili e
l'intero bacino è costellato di pannelli apribili, definiamolo un ''gonnellino
integrato''. Le possibilità sono eccezionali e le potenzialità in fase di
posing sono pressoché infinite, anzi, sono presenti così tante parti mobili che
se il gokin non viene posato con cura si rischia davvero di assistere a
qualcosa di poco naturale, con arti troppo estesi, pannelli aperti dappertutto
o buchi creati da una piega eccessiva del busto o delle spalle. In realtà,
dispensando i movimenti e le pieghe con attenzione, il divertimento è
assicurato e l'occhio senz'altro appagato, grazie anche alla spettacolarità
delle armi, tra cui a mio avviso spiccano i roller plat. Annoto una certa
difficoltà non tanto nel cambio delle mani, quanto nella rimozione del pannello
anteriore ad esse, qualora si volesse interagire con un paio di armi (a dire il
vero sarebbe presente un piccolo accessorio con cui fare leva su queste parti,
ma la sua consistenza mi sembra tutto fuorché adeguata). Con la bella basetta
inserita, il modello si può esporre sia in modo statico, che dinamico
sfruttando il braccio orientabile, che però mi sembra non riesca a reggere con
fermezza il peso del robot.
Tirando le somme: non trasformabile, dimensioni contenute,
look action, grande posabilità e solidità. Il Voltes FA è per molti, ma
senz'altro non per tutti. Probabilmente inserito un po’ a forza nella linea
Soul of Chogokin, si tratta tuttavia di un prodotto di indubbio valore, da non
sacrificare in una miserabile posa-soldatino.
Recensione di Marco De Bon
Galleria fotografica di Paolo Fasciani
Recensione di Marco De Bon
Galleria fotografica di Paolo Fasciani