domenica 24 dicembre 2017

DANCOUGA METAMOR FORCE BY SENTINEL



God Bless Dancouga è una nota serie anime risalente alla metà degli anni ottanta, anche se è ufficialmente approdata anche sulle nostre tv solo pochi anni or sono. Tuttavia, agli appassionati di show robotici è una figura piuttosto nota, vuoi per gli OAV apprezzati in precedenza, vuoi per il mecha design che porta la firma di Masami Obari, vuoi per gli spettacolari toys creati anche in epoca moderna, come il Soul of Chogokin GX-13 Bandai. Questa volta è Sentinel che si cimenta nella produzione di questo Super Robot componibile, avvalendosi di alcune scelte in sede di progettazione che, manco a dirlo, hanno suscitato abbondanti discussioni tra i collezionisti.

Il robot, ricordiamolo, è solo la punta di diamante di una squadra formata da quattro giovani soldati, ognuno dei quali costituisce il pilota di un mezzo di combattimento dotato di svariate trasformazioni ciascuno: il piccolo caccia Eagle Fighter (configurabile anche in modalità robot), il Land Cougar e il Land Liger (carri armati trasformabili in robot umanoidi oppure in cyber bestie dalle linee feline) e il colossale Big Moth (a sua volta mezzo pesante, robot oppure mammut da guerra). Dal punto di vista bellico, le quattro macchine sono già piuttosto performanti, ma all’occorrenza possono combinarsi tra di loro e formare il fantastico mecha finale: in questo caso, si trasformeranno rispettivamente nella testa, nei piedi e nel corpo di Dancouga.

Due sono le caratteristiche salienti di questo prodotto, uno dei primi della sempre più ambiziosa linea Metamor Force di Sentinel : un design rivisitato, come è nello stile della ditta giapponese, visto che di certo non ritroviamo le proporzioni massicce dell’anime, ma piuttosto uno stile più slanciato e moderno; e poi la scala di produzione: questo chogokin tocca i 23 cm all’altezza della testa, che non sono pochi in senso assoluto, ma in un modello del genere ciò significa vedere un po' penalizzati l’Eagle Fighter (grande poco più di una moneta) e anche, seppur in misura meno dolorosa, i due Lander. Spettacolare il Big Moth, ma è chiaro come Sentinel abbia puntato tutto sul robot combinato, che è effettivamente una cosa eccezionale.

Nonostante le dimensioni ridotte, le trasformazioni sono fluide e precise, con tutti i blocchi del caso per non avere parti che si aprono in continuazione, e portano a singole forme robotiche più che discretamente posabili in tutti i casi (Eagle Fighter a parte, prevedibilmente non articolato nei gomiti e nelle ginocchia), quindi Sentinel conferma assolutamente la sua grande tecnica costruttiva; come pure la pulizia estrema della costruzione: non un segno di sprue, non una sbavatura, verniciature di livello eccelso e la quasi completa assenza di viti a vista sul modello.

Avvicinandosi alla forma Dancouga, si possono apprezzare un gran numero di chicchine tecniche: la proboscide che va ad appallottolarsi all’interno del Big Moth, rivelandone un’altra solo scolpita su addome e bacino (questa genialata permette l’eccellente mobilità di tutto il busto), le mani articolate a livello delle singole falangi, il meccanismo a rotazione telescopico per le gambe, arti inferiori dotati di estrema posabilità, caviglie comprese (nonostante qualche fessura di troppo). Il modello finale è qualcosa di una bellezza folgorante, con quelle linee slanciate che comunque trasudano cattiveria da tutti i pori, fantastico! L’eccezionale mobilità generale non può che galvanizzare ulteriormente queste sensazioni, qui siamo al cospetto di un robot componibile posabile quanto un Super Robot Chogokin. Tra l’altro devo ammettere che in “modalità action” la figure si avvicina molto fedelmente alla dinamicità delle linee dei disegnatori della serie tv, catturandone in pieno lo spirito.

Ho evocato l’abusatissimo termine “chogokin” a buon diritto direi, visto che Sentinel ha profuso l’amata lega metallica nelle enormi spalle, nell’addome, nella parte inferiore delle gambe, in parte dei piedi e in qualche dettaglio interno, insomma niente male. Gli snodi sono prevalentemente in plastica e ad attrito, tutti piuttosto possenti e solidissimi. Ma è doveroso segnalare un punto molto delicato che pare abbia generato diversi grattacapi a qualche collezionista, ovvero l’articolazione delle spalle, effettivamente un po' complicata. Complicata perché formata da una serie di 4-5 snodi l’uno adiacente all’altro e caratterizzato ciascuno da movimento specifico, pertanto è necessario portare un minimo di attenzione nella scelta del movimento in fase di posing, ma soprattutto operare con precisione e fermezza lo spostamento verticale dell’intero blocco (vedi foto) qualora si debba trasformare il Big Moth: in quel frangente, meglio agire direttamente con entrambe le mani sulla singola parte interessata, anziché tirare da chissà dove. Fate attenzione.

Eccellente la realizzazione degli accessori: le armi da fuoco sono molto curate e verniciate ottimamente, come pure lo spadone, che presenta un leggerissimo weathering e uno sculpt davvero aggressivo. Presente anche l’enorme Booster, l’unità che conferiva a Dancouga l’abilità di volare, previo agganciamento sulla schiena. Con questo accessorio, il modello tocca i 30 cm di altezza, ma la posabilità non ne risente granchè - occhio però a dove appoggiate le mani – anzi, le possibilità espositive aumentano ulteriormente con l’abbassamento dei cannoni in posizione orizzontale d’attacco. Trovare una posa efficace per questo modello è davvero semplice, e, aggiungerei, estremamente divertente; è quasi un peccato dover scegliere cosa riporre nella scatola.

Tuttavia, esprimere un giudizio secco sul Dancouga Sentinel non è affatto semplice, anche perché devo pur camuffare il mio hype ^^. Ferma restando l’eccellente fattura di questa realizzazione, la scala adottata potrebbe non essere apprezzata da chi preferisce colossi da 25-30 cm; inoltre, ricordiamolo, il design è sottoposto al giudizio soggettivo, come per tutte le reinterpretazioni; infine, il prezzo di listino era estremamente caro già all’uscita nel 2015 – parliamo di una vera bordata, 39,500 yen! – , prezzo poi degenerato ulteriormente negli anni a causa della non facile reperibilità.

Ma i temerari che riusciranno ad entrare in possesso di una copia si troveranno tra le mani uno dei più bei chogokin componibili mai realizzati.

Articolo e foto di Marco De Bon