Dopo la visione del film Gundam F91 in molti si saranno
chiesti che fine abbiano fatto quei personaggi e come mai non se ne sia più
parlato. In realtà la storia un seguito lo ha avuto, ma sotto forma di manga.
Mobile Suit Crossbone Gundam narra le avventure della Crossbone Vanguard contro
l’autoproclamatosi Impero di Giove. Per affrontare battaglie in una zona
spaziale dove la gravità è così forte viene sviluppato il Gundam F97,
consegnato in gran segreto a Berah Ronah e rinominato Crossbone X1. A pilotarlo
sarà Seabook Arno con lo pseudonimo di Kincade Nau.
Bandai inserisce nella linea Metal Build un Gundam
decisamente iconico. Nonostante non si sia mai visto in alcuna serie animata,
il suo aspetto piratesco è stato sempre apprezzato dai collezionisti di model
kit che hanno decretato il successo del suo mecha design nel corso degli anni.
Aprendo la confezione troviamo un alloggiamento di
polistirolo che ospita il mobile suit e tre blister di plastica che contengono
le parti opzionali e il display stand. Il Crossbone è anche il primo Gundam
Metal Build dotato di Core Fighter. Ciò è dovuto al fatto che questi porta con
sè i quattro reattori supplementari per permettere al mobile suit di muoversi
nello spazio in prossimità di Giove. Ad agganciamento avvenuto i reattori si
dispongono sulla schiena del robot assumendo l’aspetto a X che simboleggia due
ossa incrociate.
La linea Metal Build è ormai una garanzia per quanto riguarda
la qualità tecnica e il Crossbone non tradisce per nulla questa fama. Gli snodi
ad attrito in metallo sono solidissimi, ma al contempo la posabilità degli arti
è molto elevata. Le spalle oltre che a estrarsi e piegarsi in avanti possono
muoversi verso l’alto. Inoltre la parte frontale non è fissa, ma si solleva a
sportellino. In questo modo è possibile disporre le braccia ortogonalmente
rispetto al corpo senza ruotare le spalle, data la presenza di un doppio snodo.
Le armi opzionali sono numerose.
Ruotando le zone a disco sui fianchi del mobile suit si
rivelano i punti di incastro in cui agganciare la Buster Gun e l’elsa della
Beam Zanber. Le due armi possono anche unirsi formando il lanciagranate
Zanbuster.
Sulla parte esterna degli avambracci sono alloggiati dei
generatori di fasci di plasma che possono prendere l’aspetto di scudi o cunei.
Questi possono anche ruotare posizionandosi di fronte ai pugni. Nella
confezione sono incluse le effect part a forma di scudi (Beam Shield) e di
cunei (Brand Marker).
Dai polpacci si possono estrarre le impugnature delle Heat
Dagger. La lame vanno assemblate a parte, ma oltre che alle impugnature si
possono agganciare anche alle piante dei piedi.
Le due parti frontali mobili del gonnellino possono
sganciarsi e trasformarsi in pinze, rimanendo collegate al bacino tramite delle
catene. In questa conformazione prendono il nome di Scissor Anchor. È inoltre
possibile agganciare la Beam Zanber alle pinze.
È presente in dotazione anche una seconda testa opzionale.
Quella di serie ha un meccanismo che le permette di aprire la bocca. Quella
opzionale ha invece l’occhio destro bendato. É possibile invertire i pezzi e
rendere bendata la testa con la bocca apribile.
Trattandosi di un Gundam non possono mancare le classiche Beam
Saber. Le else fanno parte del Core Fighter e si infilano in appositi vani che
si trovano ai lati del collo del robot. Per utilizzarle bisogna quindi estrarre
il Core Fighter e staccarle. Anche per loro esiste ovviamente l’effect part, ma
fate attenzione perché i perni sono molto sottili. Infilare l’effetto beam è
facile, ma l’estrazione bisogna farla con calma e delicatezza per evitarne la
rottura.
Un altro elemento piratesco è la presenza di un pappagallo
meccanico che si piazza sulla spalla destra del mobile suit. Si chiama Billy ed
è un mezzo di ricognizione.
A completare il modello c’è infine l’Anti-Beam Coating
Mantle. Bandai lo realizza in vera stoffa sagomandone l’aspetto in modo che
sembri usurato, tramite degli strappi irregolari sui bordi e buchi di
dimensione variabile sulla sua superficie. Si tratta della croce e delizia del
Crossbone. “Delizia” perché un pirata deve avere anche il mantello. E se per di
più funziona anche come elemento di difesa non è un semplice orpello, ma un
equipaggiamento importantissimo.
“Croce” è il modo in cui va assemblato. Il tessuto di cui è
fatto il mantello è disseminato di piccoli fori che nel lato esterno vanno
occlusi con degli stopper gialli che a loro volta si incastrano nel lato
interno su dei listelli di plastica grigia. Questo fa sì che il mantello non
svolazzi. L’operazione è molto laboriosa perché gli stopper hanno dimensioni
microscopiche e i buchini in cui devono infilarsi lo sono ancora di più. Il
fronte del mantello presenta una replica della parte superiore del busto del
Crossbone. Ad esso vanno agganciati i listelli con snodo a sfera che servono
per disporre il tessuto nella posa desiderata. Una volta completata questa
operazione bisogna sganciare dal mobile suit la parte superiore del busto e sostituirla
con quella bardata col mantello. Per permettere l’agganciamento bisogna però
piegare tutti e quattro i reattori verso il basso, perdendo così l’iconica posa
con i reattori a X sulla schiena. Inoltre la parte di tessuto che ricopre le
spalle va bloccata con delle apposite clip.
In conclusione ci troviamo di fronte ad un ottimo modello,
con una dotazione accessori più che soddisfacente e dall’impatto visivo
magnifico. Bandai non sbaglia un colpo con la serie Metal Build, in questo
momento è decisamente il fiore all’occhiello della compagnia giapponese.
L’unico appunto che posso fare a questa produzione, riguarda la difficoltà dei
posizionamenti con il mantello montato, ma con un po’ di pazienza comunque si
riesce tranquillamente a replicare ottime posizioni dinamiche.